Due milioni di voti in più del partito laburista. Un’avanzata verso il potere che non si vedeva da ottant’anni. Un numero di seggi strappati all’avversario più alto di quanti ne guadagnò Margaret Thatcher nel 1979. È David Cameron a sfoderare davanti agli occhi dell’Europa e dei mercati che guardano con ansia alle sorti politiche del Regno Unito i dati della svolta, i numeri della vittoria dei «new tory» dopo 13 anni di potere laburista incontrastato. Poche ore prima, il volto scuro di Gordon Brown, il suo ingresso al 10 di Downing Street senza nemmeno un saluto ai fotografi, segnava il clima da fine impero che già dalle prime ore della mattinata si respirava ieri in casa Labour. I risultati definitivi su 649 seggi (ne manca uno a causa della morte di un candidato) lo hanno confermato: i tory, relegati per 13 anni all’opposizione, diventano primo partito con 306 seggi (36%), i laburisti scalano al secondo posto con 258 (29%), seguiti dai liberaldemocratici di Nick Clegg con 57 (23%) e i partiti minori con 28 (e il 12%).
È la fine di un’era per il Regno Unito ma anche l’inizio di una nuova fase segnata da una forte incertezza sul futuro politico del Paese, una fase che costringerà gli inglesi ad abituarsi a logiche di apparentamento, di consultazioni e alleanze finora sconosciute ai piedi del Big Ben. La grande avanzata dei conservatori è infatti frenata dalla mancanza di quella maggioranza assoluta (326 seggi sui 650 di Westminster) che finora ha garantito governabilità e stabilità. Così, a richiamare per primo alla cautela i leader dei due tradizionali partiti, invitandoli a «non affrettarsi a prendere decisioni in questa situazione di incertezza» è stato ieri l’uomo che ha in mano il destino del prossimo governo, l’ago della bilancia di questa elezione, il leader dei liberaldemocratici Nick Clegg che pure ha registrato un flop: il suo partito ha perso tre seggi rispetto alle politiche del 2005 nonostante le trionfali previsioni della vigilia.
Il «perdente» di questa elezione è da ieri l’uomo più corteggiato sia dallo sconfitto Brown che dal vincitore a metà David Cameron. Il premier in carica lo ha adulato dopo che Clegg aveva scaricato apertamente il Labour dicendo a chiare lettere che «il partito con la maggioranza dei seggi deve avere la prima chance di tentare di formare un governo». «Penso che ora spetti al Partito Conservatore dimostrare che è capace di formare un governo pensando all’interesse nazionale, da solo o con altri partiti», ha detto Clegg non nascondendo la delusione per l’esito elettorale. Così Brown poco dopo ha dovuto a malincuore aprire la strada alle trattative tory-libdem, lasciandosi però uno spiraglio: «Se i negoziati tra David Cameron e Nick Clegg dovessero fallire, mi renderò subito disponibile a discutere con il leader dei libdem per cercare un punto d’intesa». E il punto di intesa Brown lo mette subito sul piatto ed è l’offerta più ghiotta per i liberali: un referendum popolare per decidere quale sistema elettorale adottare per il futuro del Paese. Da vecchia volpe, il premier lotta per la sopravvivenza mentre il partito pensa già al suo successore. E Brown sa che il punto di unione tra laburisti e libdem - la disponibilità a introdurre il sistema proporzionale che renderebbe la vita molto più facile ai liberali - è anche il punto che maggiormente divide i libdem dai conservatori.
Ma è dopo la plateale apertura di David Cameron ai liberali che si apre la prospettiva concreta di un governo di coalizione tory-libdem. In un discorso di alto respiro, in cui ha ricordato i traguardi raggiunti dal suo partito in questa elezione e le sfide che la Gran Bretagna deve affrontare a causa della grave crisi economica, Cameron ha chiesto l’aiuto dei liberali, escludendo l’intenzione - almeno per ora - di tentare la strada di un governo di minoranza: «Voglio fare un’offerta complessiva ai liberaldemocratici per affrontare insieme i problemi del Paese». E l’offerta, che punta alla formazione di «un governo forte e stabile» comprende proprio la possibilità «di istituire una commissione per la riforma elettorale». Il leader dei libdem pare abbia trovato «interessante» il discorso di Cameron, che pure ha precisato di non voler indietreggiare su immigrazione e sul rapporto con l’Unione europea. Tra i due è arrivata la prima telefonata interlocutoria. Secondo il portavoce dei tory, William Hague, il partito sta meditando l’offerta di posti di governo ai liberali. La trattativa non dovrebbe essere molto lunga.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.