La Gelmini: «Senza la riforma atenei al collasso»

Roma «I soldi per l’università ci sono: non votare la riforma adesso che le risorse sono state trovate sarebbe un paradosso». Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, si rivolge a chi, soprattutto dentro la maggioranza, rema contro il disegno di legge appena approdato in aula a Montecitorio. «Chi chiede il ritiro di questo testo dopo anni di attese se ne assume la piena responsabilità - avverte il ministro -. Il rischio non è che il governo voglia commissariare le università ma che lo facciano le banche di fronte a bilanci che farebbero impallidire chiunque».
In un clima di scontro incandescente con i finiani il ddl di riforma degli atenei ha iniziato ieri il suo iter a Montecitorio. I tempi sono strettissimi e ci sono da esaminare oltre 400 emendamenti. Le disponibilità finanziarie sono ridotte ma, come sottolineato dalla Gelmini, «trovare un miliardo di euro in un momento di difficoltà economica come questo non è stato facile. Voglio ringraziare il ministro Tremonti che nella legge di stabilità ha dimostrato di voler assegnare la giusta priorità al sistema di formazione e valorizzazione del capitale umano».
Il taglio del 3,7 per cento del fondo per il finanziamento ordinario degli atenei «è oggettivamente sopportabile» e anche se si spende meno finalmente si comincia a spendere meglio, aggiunge la Gelmini. «Per il 2011 ci sono 800 milioni destinati al fondo di finanziamento ordinario recuperati nella legge di stabilità - prosegue -. Il taglio per il 2010 di 672 milioni è stato ridotto a meno della metà con una riduzione del 3,2 per cento che nel 2011 sarà del 2,5». L’università insomma, insiste la Gelmini, ha bisogno di questa riforma che in effetti ha raccolto il consenso anche della Conferenza dei rettori oltre che della componente studentesca di centrodestra, Azione universitaria.
«Non possiamo e non dobbiamo più permetterci le follie del passato recente - conclude la Gelmini - le spese facili, le assunzioni fuori controllo, le promozioni senza copertura, le gestioni mirate ad acquisire il consenso dimenticando responsabilità e priorità». La relatrice del provvedimento, Paola Frassinetti (Pdl), conta di chiudere entro questa settimana. «Questa riforma - dice - è certamente la più innovativa nell’ambito dell’istruzione».
Quali ostacoli si troverà davanti? Alla certezza del no da parte di Pd, Idv e Udc si aggiunge ovviamente l’incognita di Futuro e libertà che ancora una volta sottomette il sì al ddl a una serie di condizioni. Quella che sembra davvero difficile da soddisfare nell’immediato è la richiesta avanzata da Fabio Granata in un emendamento per il ripristino degli scatti di stipendio per i docenti universitari, una spesa di circa 250 milioni di euro in 3 anni.

Possibile invece che venga accolta la richiesta di trasformare in associati almeno un terzo degli attuali ricercatori (figura che va in estinzione con la riforma), garantendo la copertura nel milleproroghe di fine anno.
Oltre a questo la Frassinetti dovrà superare lo scoglio della pregiudiziale di costituzionalità sul ddl presentata dal Pd, che sarà votata oggi.

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