La Gelmini vuol cacciare gli «inesperti» d’inglese

Indagine a tempo di record del ministro dell’Istruzione. La «colpevole» si giustifica: «Il mio è standard english»

La Gelmini vuol cacciare gli «inesperti» d’inglese

da Roma

Erano anni che non si sentiva pronunciare la parola licenziamento dentro un ministero. Minacce e auspici molti, iniziative concrete nessuna. Nemmeno di fronte a responsabilità gravi. L’incantesimo si è rotto ieri sulla scia del test d’inglese zeppo di errori (trenta quelli segnalati dalla professoressa Jean Woodhouse al Giornale) consegnato giovedì ai maturandi degli istituti tecnici e turistici. Al ministero guidato da Mariastella Gelmini - così come era successo per la gaffe su Montale - è partita la caccia agli estensori. Compito nemmeno troppo difficile visto che di maturità si occupa una ristrettissima cerchia di alti dirigenti del dicastero. A scrivere il «Testo turistico - lingua inglese» - riferivano ieri fonti del ministero - sarebbe stata una funzionaria. Il cognome che ieri circolava era Di Nicuolo.
Sue quindi, sempre che l’indagine interna al dicastero sia confermata, perle come verbi alla terza persona senza la «s» finale e altre imprecisioni rilevate ieri dalla professoressa Woodhouse. Errori che fanno pensare alla neolingua parlata per scherzo in certi istituti linguistici: l’inglesiano. Mezzo inglese mezzo italiano. Stupore al ministero per le giustificazioni fornite dall’interessata. Il suo - avrebbe detto - è l’inglese standard internazionale. Quello, insomma, utilizzato dai manager di tutto il mondo quando vogliono comunicare tra loro, che si basa su regole molto più flessibili rispetto all’inglese letterario. Giustificazione che non ha sortito l’effetto voluto. E che non eviterà alla responsabile un qualche provvedimento disciplinare. A viale Trastevere ieri stavano valutando addirittura il licenziamento per giusta causa, motivato dal danno all’immagine del ministero. Misura estrema. E generalmente poco efficace, se è vero quello che la Corte dei conti denuncia da anni. E cioè che nella pubblica amministrazione grazie a un ferreo sistema di garanzie il procedimento di licenziamento non arriva alla fine nemmeno quando la causa è un reato penale. Figuriamoci per una manciata di errori da matita rossa.
Quello che è certo è che il ministro Mariastella Gelmini non intende fare sconti a nessuno. Niente caccia alle streghe, assicura lo staff. Però la giovane esponente del Pdl approdata all’Istruzione non rinuncerà a far valere il principio della responsabilità, con l’obiettivo di «adottare le opportune sanzioni» nei confronti di chi ha commesso errori. Poi c’è un sistema da cambiare e il ministro Gelmini non lo nasconde. Troppo pochi a decidere i temi della maturità. Un modo per mantenere al massimo il segreto sui testi da sottoporre agli studenti, che però si sta rivelando inefficace dal punto di vista dei controlli. Per questo il comitato che si occupa di stilare i test della maturità per licei e istituti potrebbe essere allargato.
Intanto se ne va dopo 15 anni Caterina Petruzzi, la responsabile della struttura tecnica per gli esami. Un addio senza ira, ha spiegato lei stessa. Va in pensione, anche se un po’ si sente «ghigliottinata» a causa della gaffe sulla poesia di Montale, utilizzata come spunto per un tema sul «ruolo salvifico della figura femminile», ma ispirata a un uomo. Nelle ultime edizioni degli Ossi di seppia - questa la spiegazione di Petruzzi - il poeta aveva cancellato qualsiasi riferimento al ballerino russo che l’aveva ispirato, «per eliminare ogni elemento contingente» ed «esaltare il ruolo salvifico dell’amore assoluto». Quindi al massimo un’imprecisione. Che gli istituti scolastici italiani all’estero, sono riusciti a evitare.

Grazie al fuso e alle diverse date d’esame i 3.000 studenti che si trovano all’estero hanno avuto la fortuna di esercitarsi con test diversi rispetto a quelli loro compagni che hanno affrontato la maturità in patria. Compiti diversi e, a quanto pare, senza errori.

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