Finire in «rosso» è ancora troppo caro per i correntisti: non è bastata labolizione delle commissioni di massimo scoperto per ottenere gli auspicati risparmi. Lo rileva lAntitrust, che, a conclusione di unindagine avviata su segnalazione di numerose piccole aziende e associazioni di consumatori, afferma che i costi per gli scoperti transitori di conto corrente sono in realtà aumentati fino a picchi di 15 volte rispetto alle «vecchie» commissioni di massimo scoperto.
A stretto giro la replica dellAbi, che esprime «sostanziali perplessità nel metodo e nel merito», e chiede un confronto con lAutorità guidata da Antonio Catricalà, sottolineando che «la normativa in tema di messa a disposizione di fondi è pienamente operativa da pochi mesi» e ricordando che «le prime analisi hanno evidenziato che negli ultimi mesi le voci di costo sono in media meno onerose per la clientela rispetto al quadro precedente».
I dati a cui si riferisce lassociazione della banche erano stati comunicati da Mario Draghi durante la Giornata del risparmio, lo scorso ottobre: in quelloccasione, tuttavia, il governatore di Bankitalia aveva anche detto, riferendosi al costo degli affidamenti e degli scoperti di conto, che «in circa un quarto dei casi esaminati le nuove commissioni risultano più costose di quelle in essere a fine 2008» e aveva insistito sulla necessità di attuare al più presto «una drastica semplificazione, una volta per tutte» della struttura delle commissioni da parte delle banche. Ora, lanalisi dellAntitrust - che riguarda in realtà le condizioni applicate da sette istituti, ma «può considerarsi rappresentativa dellintero sistema bancario - scrive lAuthority nel comunicato - in quanto ha coinvolto tutti i maggiori operatori del settore» - entra nel dettaglio, distinguendo fra la situazione dei clienti che possono contare sul fido e quelli che invece si devono accontentare dello scoperto, ovvero del «rosso» sul conto.
Per questi ultimi, «considerando importi e durate del rosso rappresentativi di un comportamento medio dei correntisti, le nuove condizioni economiche si presentano in cinque casi peggiorative, in una misura che varia da circa il doppio sino a quindici volte. In un sesto caso le condizioni sono risultate equivalenti, mentre solo in un caso sono più vantaggiose», afferma lAntitrust. Mentre per quanto riguarda i «fortunati» che possono contare su un fido, paradossalmente il rimedio - la legge anticrisi dello scorso agosto, che ha fissato un tetto dello 0,50% per lammontare complessivo del corrispettivo per il servizio di messa a disposizione delle somme - si è rivelato peggiore del male, secondo lAutorità. Le nuove condizioni sono infatti «più vantaggiose ma solo a partire da un ammontare di utilizzo del fido stesso superiore circa alla metà».
Di conseguenza, lAntitrust chiede, nella segnalazione inviata a Bankitalia, governo e Parlamento, di «considerare le criticità al fine di porvi rimedio».
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