(...) delle proposte (mediocre) e delle capacità del professore (burocratiche), non ho mai negato il suo attivismo e la sua abilità nelle relazioni politiche, anche nei confronti della parte avversa. Il mio attacco è ben più radicale ed è volto soprattutto a mettere in discussione la gestione culturale della città da parte della sinistra, di cui Borzani è oggi l'elemento di punta. Sono trent'anni che ci sparacchiano addosso, che chiudono portoni in faccia a chi non ha la tessera, che ci propinano le stesse fandonie, i medesimi aborti ideologici che tanto ci condizionano e condizionano la città. Love and peace, Costituzione uber alles, W il terzo mondo, Italiani colpevoli d'ogni delitto, arte come bruttura e provocazione, marxismo riverniciato etc. etc. E intanto continuano a raccattare per strada cervelli deboli, che si trasformano in voti. Il professor Borzani è e rimane l'esemplare epigono della razza. Con l'aggiunta sublime dell'apertura al dialogo, inappuntabile frutto di stagione, bufala post-ideologica in salsa rossa. La nostra battaglia contro certi atteggiamenti e certe smanie d'imperialismo culturale deve essere radicale, assoluta.
L'avversario non si batte con le carezze e la benevolenza. L'avversario si batte con la forza e l'intransigenza. Se tutti gli studiosi, gli organizzatori, gli artisti che a Genova negli ultimi trent'anni hanno subìto gravi limitazioni nell'espressione del proprio pensiero da parte dell'amministrazione di sinistra potessero parlare! Altro che appeasement, altro che dialogo! Fino a che non metteremo in discussione i boiardi che governano la costruzione delle idee, Genova rimarrà monocolore, imbrigliata da un sistema nefasto. Non mi stancherò mai di ripetere che i compromessi, in questi frangenti, sono sintomo di debolezza.
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