il dibattito

2 IL DECRETO CHE FA FIGLI E FIGLIASTRI
Farmacisti in pensione

a 65 anni. E gli altri?
L’ultima versione del Decreto Liberalizzazioni che sta per essere presentata al Senato prevede diverse disposizioni inerenti le farmacie. Ve n’è una in particolare che prevede che al compimento dei sessantacinque anni il titolare non sia più in grado di mandare avanti la farmacia e debba obbligatoriamente assumere un direttore della stessa.
Vorrei sapere come potrà far fronte ad una situazione del genere una piccola sede farmaceutica, di cui città e campagne sono piene, sede di solito mandata avanti dal solo titolare che riesce a tirar fuori a malapena uno stipendio per sé.
Per non andare a gambe all’aria tute le farmacie in questa situazione dovranno essere cedute, ed i titolari messi in pensione a carico dell’Ente Prev. Assist. Farmacisti che corrisponderà ai novelli pensionati la pensione abituale di euro 550 (cinquecentocinquanta) mensili. Cosa c’entrerà una disposizione così con le liberalizzazioni rimane un mistero. Però a questo punto che la norma dei sessantacinque anni valga anche per governanti, politici, medici, notai, dirigenti d’azienda, ecc. ecc. Inoltre i nuovi concorsi per l’apertura delle prossime cinquemila farmacie prevedono la possibilità di partecipazione col limite di età a sessantacinque anni che è stato definito limite massimo per l’attività dei titolari di farmacia. C’è quindi la possibilità che eventuali vincitori di concorso possano rimanere titolari responsabili di farmacia unicamente per pochissimi giorni per poi essere dichiarati prontamente non idonei.
Qualche cosa non va.
2 IL CASO ROSSELLA URRU
Ci dicano chi sono

i cooperanti e chi li paga
Caro dottor Lussana, da mesi sento parlare di Rossella Urru rapita in Algeria e vorrei, con tutto il cuore, che venisse liberata per lei, la sua famiglia e quanti si battono per la sua causa, ma voglio rivolgere a lei alcune domande: che compito svolgono i cooperanti? Da chi vengono assunti e con quali modalità? Sono volontari? Perché alcuni Comuni espongono la foto della ragazza e non quella dei marò?
Maria Angela Merani
2 MARCIAPIEDI IMPERCORRIBILI
Deiezioni canine e sporcizia

Via Montaldo è una latrina
Signori, la situazione è così da anni e nulla cambia. In via Montaldo sono giorni, giorni e giorni che il selciato dei marciapiedi non vede una ramazza.
Le deiezioni canine si sprecano e pensate ai margini lungo il muro in alcuni punti c’è ancora il sale di quando è nevicato e ghiacciato.Per non parlare delle urine che, grazie alla maleducazione dei padroni canini, colano perpendicolarmente su tutti i marciapiedi ovunque e il tutto necessiterebbe della pulizia come viene effettuata in Corso Italia
Marco Duma
2 CORSI E RICORSI STORICI
I giovani rileggano il libro

sull’orrore delle guerre
Per l’ennesima volta ho riletto il libro di Giulio Bedeschi «Centomila gavette di ghiaccio» di U. Mursia & C. sedicesima edizione, maggio 1964. Il male non è soltanto di chi lo fa, è anche di chi, potendo impedire che lo si faccia, non lo impedisce (Tucidide). Mussolini con la scellerata mania di grandezza assieme a Hitler causarono la morte di centinaia di migliaia di giovani nel fior fiore della vita. Le generazioni che hanno vissuto e sofferto la guerra e i giovani affacciati alla vita negli ultimi anni respirano ancora ai giorni nostri vita negli ultimi anni respirano ancora ai giorni nostri un clima d’angosciosa tensione: da un capo all’altro della terra odono ogni poco levarsi a minaccia l’antico urlo, guerra!
Tacciono, implorando che l’ala nera sfiori soltanto e non si posi sugli animi, sulle carni, sui figli o gridano il loro diritto e la loro volontà di non dovere ancora una volta morire a comando. Egregio Lussana questa mia riflessione si unisce al coro di quanti col ricordo del recente passato, tendono a far divenire realtà un avvenire privo di paura.
Questa è una storia di alpini e di fanti, poiché l’autore ha vissuto la guerra con essi sui fronti d’Albania e di Russia ma se anche i personaggi qui descritti si ritraessero nello sfondo e in loro vece avanzassero al proscenio le madri, i padri, le spose e i figli, la tragedia urgerebbe, con pari violenza, perché l’intero popolone ha patito l’orrore e condiviso il dolore. In questa storia la guerra è vista per così dire, dalla parte dei morti, che non hanno conti da rendere e posizioni da sostenere; perciò il libro, per quanto possibile non rispecchia passioni o impegni contingenti: il suo significato prorompe direttamente dai fatti vissuti e narrati. Le vicende degli alpini nelle battaglie invernali sul Don i combattimenti durante il ripiegamento per aprirsi un varco nelle sacche sulla neve di Russia nell’inverno 1942-1943 attinsero tali vertici e somme di patimenti da sfiorare l’indescrivibile; raggiunsero senz’altro e spesso varcarono i limiti estremi della capacità di sopportazione umana oltre i quali s’affaccia, quasi umana oltre i quali s’affaccia, quasi a sollievo la morte. Ne risultava giorno per giorno un quadro allucinante che, a distanza di vent’anni si staglia per vita propria, unico, tra le vicende della guerra. La storia ormai ne ha delineato il disegno nella sua paurosa vastità, ne è tuttavia poco nota ancora l’intera sottile trama di tragici eventi. L’autore affida al lettore la storia vissuta da un esiguo reparto, omettendo gli autentici nomi ha voluto deliberatamente trascendere le singole persone, perché è stata davvero la storia di tutti gli alpini, e perché in essa tutte le madri possano intravvedere il volto dei loro figli e riviverne la storia di dolore e di morte.

L’affida, ancora, ai compagni sopravvissuti a testimonianza del loro inaudito patire, l’affida a quanti vogliono tenere vivo il ricordo di coloro che non tornarono. Per non dimenticare.
Celso Vallarino
Battaglione Alpini Mondovì

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