Strizza l'occhio agli scajolani perché il primo ligure della lista è imperiese: «Un ottimo candidato in grado di raccogliere consenso anche tra i delusi del Pdl a ponente». Non sbatte fuori i genovesi del Fli, che contro le nomine dei paracadutati e una certa gestione del partito si sono autosospesi per protesta: «Chi come me è stato cacciato dal Pdl che ha cofondato, non può cacciare chi manifesta delusione all'interno del mio nuovo partito».
Bacchetta le «spese pazze» di taluni consiglieri regionali liguri: «Ci vuole più controllo in Liguria come in altre regioni. È indispensabile che gli amministratori riportino la dignità nella politica, che significa servizio degli eletti per il bene comune e non l'opposto. I soldi pubblici non possono servire per soddisfare spese personali». Gianfranco Fini dà quindi ragione al Cav soltanto sul legittimo impedimento per il processo Mediaset e su Benito Mussolini conclude abbassando il braccio teso: «Nel momento in cui c'è dittatura e non c'è libertà, che è il bene primario dell'uomo, non si può neanche dire se il Duce ha fatto o non ha fatto delle cose buone».
Il presidente della Camera ieri sbarca a Genova per il suo tour elettorale. Prima l'incontro allo Sheraton all'aeroporto con lo stato maggiore del partito «minore» alleato con Casini-Monti e la stretta di mano con il segretario regionale Enrico Nan, poi quelli con l'associazionismo, le categorie e i sostenitori. Infine, il tempo d una passeggiata nel centro di Genova (dove due noti negozi lo hanno omaggiato di una giacca), per concludere con una mangiata a base di trofie al pesto alla Manuelina di Recco.
«In Liguria forse più che in altre regioni spiega Fini il Pdl è un partito ormai dimezzato. Quei voti non andranno alla sinistra di Vendola, ma forse si disperderanno nella protesta come quella di Beppe Grillo che qui gioca in casa o, se sarà un voto ragionato e non istintivo, potranno confluire nell'alternativa della nostra alleanza. Non più uno contro tutti o tutti contro uno e cioè il Cavaliere, ma persone responsabili alleate per governare. Certo, non faremo mai alleanze con i NoTav. Dopo i risultati elettorali se non ci sarà una chiara maggioranza, faremo ragionamenti sui programmi. Pd e Pdl hanno fatto di tutto per mantenere questa legge elettorale evitando di mettere i collegi o fare ritorno alle preferenze. Ha barato più il Pdl che il Pd perché Pierluigi Bersani almeno ha fatto le primarie».
Però, Fini non spiega perché uno dei primi ad approfittarne è stato proprio lui.
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