La «lezione» di Oliviero

La  «lezione» di Oliviero

(...) come non aveva fatto Franco Giordano in piazza Baracca a Sestri, come non aveva fatto Dario Franceschini in via Piombino a Certosa.
Soprattutto, mi è piaciuto il dopo-comizio. Diliberto - il «compagno segretario nazionale» - seduto su un gradino del palco, con il bottone della camicia aperto e la cravatta scesa, il sigaro in mano, e il suo popolo che gli raccontava i suoi problemi, i suoi guai e le sue speranze, in fila come per la Madonna pellegrina. E lui, Oliviero il duro, pronto ad ascoltare tutti, a prendere appunti su tutto, a dare un minuto di soddisfazione a tutti. Magari fingeva. Ma, se fingeva, fingeva benissimo.
Da Diliberto c’è poco da imparare. Ma questo sì.

Mi piacerebbe vedere nel centrodestra e in tanti suoi esponenti la stessa passione dialettica, la stessa capacità di ascolto. Stiamo migliorando, è vero. Ma il modello-Oliviero - in questo, per carità, non in altro - è quello da seguire.

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