Nel cimitero dove a visitare le tombe sono solo i cinghiali

Nel cimitero dove  a visitare le tombe sono solo i cinghiali

Cambiano le giunte, non i problemi della città. Che a ogni scadenza si ripropongono con la stessa, triste puntualità. A meno di un mese dalla ricorrenza dei defunti, anche la situazione dei civici cimiteri torna attuale, perché non è difficile notare come le cose non siano certo migliorate rispetto alla recenti denunce degli anni passati. Questa volta tocca a Davide Rossi, capogruppo della Lega Nord nel Municipio Centro Ovest, aprire il libro e chiedere conto a presidente e assessore competenti del «parlamentino» della situazione in cui versa il camposanto della «Castagna» a Sampierdarena.
Nel testo di un'interpellanza, Rossi fa notare come si tratti di uno dei cinque cimiteri più importanti di Genova. Eppure «i livelli di incuria (erba alta, animali al pascolo diurno e notturno come cinghiali e cani, colonie di scorpioni residenti ma esenti dall'Imu, lumini spenti, tombe e viali non sempre puliti) si sommano a episodi di deturpamento interno, delle facciate perimetrali, tombe divelte che nel passato recente hanno fatto pure registrare la sparizioni di alcune spoglie strappate al ricordo dei familiari». Per questo il capogruppo leghista chiede un intervento di restauro e soprattutto una maggior vigilanza della struttura.
Effettivamente che la situazione del cimitero di Sampierdarena mostri qualche criticità è riscontrabile anche con un rapido sopralluogo in pieno giorno. Ad esempio, oltre ai problemi segnalati da Rossi, appare imbarazzante la chiusura di alcune zone di colombai per cantieri di lavori apparentemente eterni e difficili da chiudere in breve tempo.

In queste zone, che rendono impossibile ai familiari dei defunti anche andare a deporre un fiore davanti alla tomba dei propri cari, le erbacce e il degrado la fanno da padroni. Perché a prescindere dalle priorità delle varie amministrazioni o dalle spending review più o meno dure, certi problemi della città non li risolve mai nessuno.

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