Ora tutti restituiscono i soldi. Perché sono obbligati

Adesso c'è la corsa a dimostrarsi puliti. Dopo l'inchiesta che ha messo a soqquadro la Regione Liguria, la capogruppo dell'Italia dei Valori, Maruska Piredda è andata ieri dalla guardia di finanza per raccontare la sua verità sui soldi spariti ed è rimasta cinque ore davanti agli inquirenti: «Ho chiarito la mia situazione con gli inquirenti, che ringrazio per la disponibilità dimostratami. In merito all'incontro, non posso rilasciare alcuna dichiarazione stante la secretazione degli atti». Intanto molti partiti fanno finta di rendere pubblici i propri bilanci. Ci hanno provato mercoledì il Pd, Sel, la Federazione della Sinistra e l'Udc, ma tutti hanno dato solo il rendiconto, cioè una pagina scritta a computer che riassumeva le spese per categorie. Tutti, contrariamente a quanto sono persino riusciti a far credere a qualcuno, si sono però rifiutati di mostrare gli scontrini e le ricevute. Stessa cosa l'ha fatta ieri la Lega Nord che, proprio come altri partiti, ha fatto sapere di aver restituito alle casse del consiglio i soldi non spesi (16.839 euro, compresi i soldi ricavati in seguito a un contenzioso con alcune compagnie telefoniche). Anche in questo caso, come per il Pd e altri partiti, va peraltro detto che la restituzione del denaro non speso non è un gesto volontario ma un obbligo imposto quest'anno dalla nuova legge.
Per gli ex esponenti dell'Italia dei Valori confluiti nella nuova formazione di Massimo Donati alleata al Pd, arrivano altre seccature, nate all'interno dello stesso partito. Il consigliere comunale spezzino Enrico Conti, in lista con «Centro Democratico» minaccia infatti di ritirare la propria candidatura e di abbandonare il partito se non verrà escluso Giovanni Paladini, il cui nome è al centro di inchieste su false fatturazioni. Conti ha poi anche tirato in ballo i problemi che coinvolgono in regione gli esponenti del partito, da Nicolò Scialfa a Marylin Fusco, moglie dello stesso capolista Paladini.
Non si placa intanto la polemica sulle spese dei politici regionali. L'ultimo atto di accusa arriva dall'ex consigliere del Municipio Centro est, Vincenzo Falcone, di Liguria Moderata, nei confronti del consigliere regionale biasottiano Aldo Siri, che ha spiegato di aver comprato con i soldi della Regione i panettoni da regalare in beneficenza a una parrocchia. «Questi sedicenti amministratori non hanno scusanti in quanto avrebbero dovuto e potuto fare fronte a tali acquisti utilizzando le proprie risorse che percepiscono per il solo fatto di stare seduti sugli scranni della Regione Liguria - tuona Falcone -.

Speriamo, andando avanti con le indagini, che non debba essere mia figlia a doversi vergognare per aver avuto il papà, consigliere nel Municipio I Centro Est, che ha donato tutti i suoi gettoni di presenza percepiti nell'ultimo scorcio della scorsa legislatura in favore alle «vittime dell'alluvione» con l'iniziativa del Giornale. La beneficenza si fa e si deve fare con i propri soldi.

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