«Se il Pdl sceglie il pateracchio con la sinistra siamo pronti a uscire e fare un nuovo partito»

«Mi considero un militante, leale come sono sempre stato. E mi sto impegnando a fondo per il rinnovamento del Pdl. Ma se questo rinnovamento non fosse possibile, e si andasse verso l'adesione a un governo pateracchio come l'attuale, a braccetto col centrosinistra...».
Vuol dire che lei, Gianni Plinio, vicecoordinatore metropolitano del Pdl e responsabile ligure del partito per la Sicurezza, se ne andrebbe sbattendo al porta?
«Dobbiamo essere chiari. Lavoriamo per l'unità, ma non a tutti i costi, tradendo i nostri ideali».
Insomma, lo dica: lei e altri siete pronti a saltare il fosso.
«Precisiamo. Io e altri, non pochi, pensiamo che ci siano solo due strade davanti: o c'è un Pdl alternativo alla sinistra che dice no a un governo come quello di Monti, o c'è il rischio che molti si chiamino fuori e cerchino legittimamente altre strade».
Cioè, un altro partito?
«Noi speriamo che un'eventualità del genere non debba verificarsi, ma non possiamo escludere un caso estremo, la costituzione di un nuovo soggetto politico di destra che faccia propri gli obiettivi di lavoro, socialità, sicurezza, legalità e anche la critica all'Europa dei banchieri e dei mercanti. Del resto, si sono già espressi in questo senso Ignazio La Russa, Massimo Corsaro, Giorgia Meloni».
Ma ci sarebbero i numeri?
«Ne parlano i più recenti e autorevoli sondaggi: un partito come questo oscillerebbe fra l'8 e il 18 per cento dei consensi. Ne ho avuto prova anche in questi giorni, incontrando la gente».
Anche alla Festa del Pdl a Chiavari? Si dice che non sia stata un gran successo, nonostante la soddisfazione espressa dai coordinatori provinciali Garibaldi e Rotunno. Per non dire del giudizio di Pierluigi Vinai sulle beline demagogiche...
«Se è per questo, volendo usare lo stesso linguaggio oxfordiano di Vinai, vorrei ricordare che da sempre, nelle Feste di partito, ci sono beline demagogiche. L'importante è che alle Feste non partecipino le semplici beline».
Un incontro rimasto a metà, comunque?
«Le Feste si fanno per unire, non per dividere. Invece ho avvertito personalismi, troppe ambizioni personalistiche e poco amore di partito».

Festa da buttare, dunque?
«Non direi. Ho partecipato a tutte le giornate, e assistito a interventi molto qualificati e apprezzati dal pubblico. Penso soprattutto al linguaggio chiaro e forte di Massimo Corsaro e Guido Crosetto, molto critici nei confronti del governo Monti e anche per questo applauditissimi».
È la linea del partito che preferisce anche Plinio?
«Innanzi tutto è la linea della chiarezza e della coerenza. E inoltre è la linea apprezzata dalla base del partito, come abbiamo potuto constatare con efficacia proprio in occasione degli incontri promossi dagli Amici del Giornale, fin dal novembre dello scorso anno, al Teatro della Gioventù di Genova e in altre località della Liguria».
Non sarà che le divisioni nel partito sono strumentali al posizionamento nelle prossime liste elettorali?
«Senza dubbio è già partita la corsa ai posti. Anche in questo, però, siamo in sintonia con gli Amici del Giornale, nel chiedere cioè che la scelta venga fatta tramite le primarie, privilegiando il merito e la coerenza ideale, non i cacciatori di poltrone».
Intanto Plinio non molla.
«Tutt'altro. Sto preparando, con l'amico, capogruppo del Pdl in Regione, Matteo Rosso, la proposta di legge sulla sicurezza, che vuole attribuire più autorevolezza alla polizia municipale, e fra l'altro anche un risarcimento per gli anziani vittime di furti e rapine, oltre a una commissione di inchiesta sulle case sfitte di proprietà pubblica. Confermo: sono un militante. Sempre, orgogliosamente di destra. E continuo a lottare».
Intanto, a distanza, la maretta nel Pdl continua. E Pierluigi Vinai si sfoga su twitter: «Un apologeta del fascismo spiega che non dovrei occuparmi del Pdl, mah! E dire che un tempo era un bravo ragazzo. Poi c'è chi, coi voti cattolici popolari s'è reinventata riformista per farsi gli affari suoi e dal mare parla d'altri. Infine c'è un tale pluricandidato, sempre pesantemente trombato, nominato in un piccolo congresso, che mi spiega cosa devo fare politicamente.

Mah! I rimpianti - conclude Vinai - dovrebbero essere di chi ha ostacolato fino in fondo la mia candidatura a sindaco: un esercizio negativo per giocare a perdere». Pare che fischino le orecchie rispettivamente a Gianni Arena, Raffaella Della Bianca e Franco Marenco. A proposito di unità.

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