Tutti pazzi per il calcio. I bambini e la magia del torneo Ravano

Vedere esultare, piangere, gioire e urlare dei bambini che corrono dietro ad un pallone è un emozione difficile da descrivere. Come quella dei genitori, nonni e amici che ogni anno riempiono, ma sarebbe meglio dire colorano, le gradinate del 105 Stadium. Questo è lo spirito del Torneo Ravano. Arrivato alla sua ventinovesima edizione ogni anno stabilisce numeri da record. Nonostante nelle ultime stagioni siano state introdotte altre discipline il capostipite del torneo resta e resterà sempre il calcio. Primo perché resta lo sport più praticato dai bambini, secondo perché il livello qualitativo è decisamente elevato. Se paragonato soprattutto agli ultimi anni. Si sa che a quest'età i bambini sono delle spugne ed assorbono tutto quello che vedono e che sentono. Così non c'è da meravigliarsi se dopo una rete ti sembra di vedere esultare Balotelli o Cristiano Ronaldo. Perché per molti diventare un calciatore resta un sogno. Pure al Ravano si trovano creste all'El Shaarawy o pettinature alla Pogba. Non mancano le scarpe colorate. Gialle e rosse.
C'è però un filo conduttore che lega bambini e scuole. La genuinità e le regole che giustamente vengono fatte rispettare inflessibilmente dagli organizzatori. Perché il primo obiettivo non è quello di vincere. Ma è quello di far partecipare tutti i bambini in egual misura. Sarebbe troppo comodo presentarsi con sette piccoli fenomeni e gli altri compagni seduti in panchina comodamente. Invece se le squadre non hanno almeno dieci elementi a partita, che ovviamente devono giocare tutti almeno un tempo, perdono a tavolino qualsiasi sia il risultato del campo. Regola giusta, nonostante sia periodo dove l'influenza spadroneggia, che ha messo ko parecchie compagini. Così per la prima volta è successo che una partita nel calcio maschile sia stata persa da entrambe le compagini a tavolino perché nessuno aveva numero legale. E non sono ammesse le giustificazioni. Che sia del medico o dei genitori.
Ma ai bambini questo non interessa. Quando entrano nel terreno da gioco c'è un unico obiettivo. Divertirsi e stare insieme con i compagni. Quelli che magari l'anno prossimo non vedrai più perché si passa alle scuole medie. Oppure trovare lo sguardo del papà o della mamma per avere un segno di conforto. Di fiducia. Per ricercarli magari dopo aver segnato un gol o fornito un assist vincente. Ecco, nonostante l'apparenza di molti, è la genuinità la vera arma vincente che questa manifestazione riesce a tirar fuori da tutti. Genitori, allenatore e atleti. Una citazione particolare al calcio femminile. Nonostante il movimento in Italia stenti a decollare, come confermano i risultati delle nazionali, al Ravano si impegnano forse quasi più dei loro dirimpettai maschietti. E se qualche match ti lascia qualche dubbio, sono molti di più quelli che ti appassionano e di fanno spellare le mani per la bravura delle piccole atlete. Per chiudere ecco l'oscar del tifo.

Vinto senza dubbio dai supporter della Papa Giovanni XXIII femminile. Si sono presentati con bandiere, striscioni, trombette e tamburi. Per buona mezz'ora sembrava di essere al Maracanà di Rio de Janeiro. Canti, balli e ritmi. Il sogno però è svanito poco dopo.

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