In Germania hanno vinto i cittadini
10 Agosto 2007 - 03:08Va bene che la Germania è la Germania e lItalia lItalia, ma visto che i due Paesi fanno parte dello stesso blocco economico, la notizia che arriva da Berlino non potrà non avere ripercussioni anche da noi: per la prima volta, un tribunale del lavoro ha vietato a un sindacato di scioperare, perché la sua astensione «potrebbe danneggiare leconomia nazionale». Nel mirino della corte di Norimberga è il sindacato dei macchinisti delle ferrovie GDL - dodicimila iscritti che chiedono un aumento salariale del 31% - che ha subito presentato ricorso. La sentenza dappello è attesa già per oggi, e non si esclude che rovesci la decisione e dia ragione ai lavoratori. Ma il divieto rappresenta comunque un precedente importante sia per la Repubblica federale sia per lintera Unione Europea; e infatti ha già scatenato un diluvio di polemiche.
Lo sciopero vietato - quattro ore di fermata dei treni merci nella giornata di ieri - doveva essere solo lantipasto di una agitazione molto più massiccia. Il GDL, infatti, non accetta laccordo raggiunto dalla Deutsche Bahn con il Sindacato nazionale dei ferrovieri e rivendica lo status particolare dei suoi membri, sottopagati rispetto ai loro colleghi francesi e svizzeri. Per questo, ha chiesto un adeguamento-record delle paghe, per nulla in linea con la politica di moderazione salariale invocata dal governo, ma a suo dire necessaria anche in vista dei piani di privatizzazione annunciati dalla cancelliera Merkel e forieri di una stretta di freni sul settore.
Per quanto minoritario, il GDL è in grado di paralizzare il traffico ferroviario, che in Germania ha una importanza fondamentale per il trasporto passeggeri, ma anche per quello delle merci. Lintenzione era di incrociare le braccia a oltranza, o almeno fino a quando la direzione delle ferrovie non accetterà la proposta di affidare la soluzione della vertenza a un arbitro al di sopra delle parti. A questo punto, i membri del tribunale del lavoro devono avere preso in esame i conteggi di quanto uno sciopero sarebbe costato al Paese nel pieno della stagione turistica e alla vigilia della ripresa produttiva autunnale, in un momento in cui leconomia tira, le esportazioni vanno a gonfie vele e la Germania sta tornando ad essere la locomotiva della Ue: dai 500 ai 600 milioni di euro al giorno, senza contare il danno ai cittadini. La corte ha anche tenuto conto del fatto che uno sciopero corporativo di questo genere avrebbe inflitto un brutto colpo alle relazioni industriali, migliorate da quando il sindacato si è reso conto della necessità di collaborare al rilancio del Paese: infatti, da quando ha deciso di accettare sacrifici anche pesanti per scongiurare la delocalizzazione allEst di molte industrie manifatturiere, avallando aumenti delle ore lavorative senza ritocchi salariali, maggiore elasticità nelluso degli straordinari e un sempre più vasto ricorso al lavoro interinale anche nelle grandi fabbriche soprattutto nelle regioni orientali, la disoccupazione è crollata dal 10 al 6,6%.
La motivazione della sentenza ha però sollevato violente controversie. Se la Confindustria ha esultato e il ministro dellEconomia Michael Glos ha parlato della «rimozione di una spada di Damocle che pendeva sulleconomia», gli altri sindacati e anche molti cittadini si sono schierati con il GDL. Il blog della Frankfurter Allgemeine, il più autorevole quotidiano tedesco, riporta tutta la gamma delle opinioni. Da un lato, cè chi osserva che uno sciopero è inutile se non provoca un danno alla controparte, chi si domanda, sarcasticamente, a che cosa saranno ridotte le trattative salariali se il sindacato sarà privato dellunica arma di cui dispone e chi si chiede perfino se uno Stato in cui un tribunale può impedire una astensione dal lavoro per il superiore interesse nazionale non venga a somigliare troppo alla DDR di infausta memoria. Dallaltro, cè chi osserva che la sentenza di Norimberga - introducendo la difesa dellinteresse nazionale tra gli elementi di valutazione di una vertenza - apre un capitolo nuovo nelle relazioni industriali.
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