In Germania hanno vinto i cittadini

Va bene che la Germania è la Germania e l’Italia l’Italia, ma visto che i due Paesi fanno parte dello stesso blocco economico, la notizia che arriva da Berlino non potrà non avere ripercussioni anche da noi: per la prima volta, un tribunale del lavoro ha vietato a un sindacato di scioperare, perché la sua astensione «potrebbe danneggiare l’economia nazionale». Nel mirino della corte di Norimberga è il sindacato dei macchinisti delle ferrovie GDL - dodicimila iscritti che chiedono un aumento salariale del 31% - che ha subito presentato ricorso. La sentenza d’appello è attesa già per oggi, e non si esclude che rovesci la decisione e dia ragione ai lavoratori. Ma il divieto rappresenta comunque un precedente importante sia per la Repubblica federale sia per l’intera Unione Europea; e infatti ha già scatenato un diluvio di polemiche.
Lo sciopero vietato - quattro ore di fermata dei treni merci nella giornata di ieri - doveva essere solo l’antipasto di una agitazione molto più massiccia. Il GDL, infatti, non accetta l’accordo raggiunto dalla Deutsche Bahn con il Sindacato nazionale dei ferrovieri e rivendica lo status particolare dei suoi membri, sottopagati rispetto ai loro colleghi francesi e svizzeri. Per questo, ha chiesto un adeguamento-record delle paghe, per nulla in linea con la politica di moderazione salariale invocata dal governo, ma a suo dire necessaria anche in vista dei piani di privatizzazione annunciati dalla cancelliera Merkel e forieri di una stretta di freni sul settore.
Per quanto minoritario, il GDL è in grado di paralizzare il traffico ferroviario, che in Germania ha una importanza fondamentale per il trasporto passeggeri, ma anche per quello delle merci. L’intenzione era di incrociare le braccia a oltranza, o almeno fino a quando la direzione delle ferrovie non accetterà la proposta di affidare la soluzione della vertenza a un arbitro al di sopra delle parti. A questo punto, i membri del tribunale del lavoro devono avere preso in esame i conteggi di quanto uno sciopero sarebbe costato al Paese nel pieno della stagione turistica e alla vigilia della ripresa produttiva autunnale, in un momento in cui l’economia tira, le esportazioni vanno a gonfie vele e la Germania sta tornando ad essere la locomotiva della Ue: dai 500 ai 600 milioni di euro al giorno, senza contare il danno ai cittadini. La corte ha anche tenuto conto del fatto che uno sciopero corporativo di questo genere avrebbe inflitto un brutto colpo alle relazioni industriali, migliorate da quando il sindacato si è reso conto della necessità di collaborare al rilancio del Paese: infatti, da quando ha deciso di accettare sacrifici anche pesanti per scongiurare la delocalizzazione all’Est di molte industrie manifatturiere, avallando aumenti delle ore lavorative senza ritocchi salariali, maggiore elasticità nell’uso degli straordinari e un sempre più vasto ricorso al lavoro interinale anche nelle grandi fabbriche soprattutto nelle regioni orientali, la disoccupazione è crollata dal 10 al 6,6%.
La motivazione della sentenza ha però sollevato violente controversie. Se la Confindustria ha esultato e il ministro dell’Economia Michael Glos ha parlato della «rimozione di una spada di Damocle che pendeva sull’economia», gli altri sindacati e anche molti cittadini si sono schierati con il GDL. Il blog della Frankfurter Allgemeine, il più autorevole quotidiano tedesco, riporta tutta la gamma delle opinioni. Da un lato, c’è chi osserva che uno sciopero è inutile se non provoca un danno alla controparte, chi si domanda, sarcasticamente, a che cosa saranno ridotte le trattative salariali se il sindacato sarà privato dell’unica arma di cui dispone e chi si chiede perfino se uno Stato in cui un tribunale può impedire una astensione dal lavoro per il superiore interesse nazionale non venga a somigliare troppo alla DDR di infausta memoria. Dall’altro, c’è chi osserva che la sentenza di Norimberga - introducendo la difesa dell’interesse nazionale tra gli elementi di valutazione di una vertenza - apre un capitolo nuovo nelle relazioni industriali.

Ma la maggioranza si rallegra del fatto che un tribunale del lavoro abbia preso per la prima volta in considerazione la necessità di difendere la maggioranza dei cittadini dalle prevaricazioni di piccole minoranze. Si tratta di una esigenza profondamente sentita anche in Italia. Ma se l’esempio del tribunale di Norimberga farà scuola, è tutto da vedere.

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