Gesù bambino è la particella di Dio

A Natale vestiamo a festa le rovi­ne di Dio e della famiglia. Sospendiamo la verità giornaliera e ci caliamo nell'amabile bugia di una vi­ta ancora piena di Dio e di famiglia

Gesù bambino è la particella di Dio

A Natale vestiamo a festa le rovi­ne di Dio e della famiglia. So­spendiamo la verità giornaliera e ci caliamo nell'amabile bugia di una vi­ta ancora piena di Dio e di famiglia. Ma è un addobbo natalizio per l'ani­ma, è una recita a fin di bene, una tre­gua dalla vita vera sempre più disabi­tata di Dio e di famiglia, sempre più chiusa nella solitudine dell'io, senza scampo. O dispersa nella moltitudi­ne del globale. La finzione è recipro­ca.

Di Dio osanniamo il lato nascen­te, Gesù bambino- che è poi per i cre­denti la vera particella di Dio - e per un giorno scansiamo la sua inesisten­za o la sua abissale lontananza. E del­la famiglia celebriamo il ricordo dal vivo, quando era vera, totale, magari asfissiante ma insostituibile. A Nata­le torna la festa e si attacca a chi anco­ra resiste e a chi ancora non sa: sono loro- i vecchi e i bambini- a tenere ac­ceso il Natale. E quando non ci sono più loro, il Natale si riempie del loro ricordo, diventa la mimesi allusiva di un tempo, di un mondo, di una pie­nezza domestica.

Natale è intimità con angeli, madonne e re magi, è con­fidenza con Dio, il cosmo ospitato in casa, il cielo in una stanza, le stelle sot­to il lampadario. A Natale facciamo finta di credere, facciamo finta di es­sere quelli di allora.

Vogliamo far cre­dere che noi siamo quelli di Natale e il resto dell'anno siamo falsi ed alieni. Ma in verità pensiamo il contrario. Spacciamo illusioni per buona crean­za. Delicate bugie, estreme tracce d'amore. Natale è Dio in famiglia. An­che se non c'è più Dio, anche quando non c'è più famiglia.

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