Gheddafi agli industriali «Priorità in Libia per le aziende italiane»

Roma Confindustria, ore 12. Gli imprenditori sono i «soldati della nostra epoca», impegnati nella battaglia per dare alla gente «cibo, case, ospedali, scuole e strade» e avranno in Libia una corsia preferenziale. Auditorium, ore 13,30. Le donne sono «rose», da non trattare come l’«orzo» maschile e per affermare i loro diritti serve «una rivoluzione femminile nel mondo, basata su una rivoluzione culturale».
Muammar Gheddafi è alla sua terza giornata a Roma: promette «priorità» alle imprese italiane nel suo Paese e poi si concede il bagno di folla tra le mille donne ingioiellate radunate all’Auditorium dal ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, che lo assaltano come una rockstar chiedendo autografi e scattando foto. Salta per il ritardo del Colonnello il terzo appuntamento, per un convegno alla Camera annullato dal presidente, Gianfranco Fini.
In tarda mattinata il leader libico lascia la sua tenda dentro Villa Pamphilij sulla limousine bianca e quando fa il suo ingresso teatrale nel palazzo di Viale dell’Astronomia è come sempre scortato dalle Amazzoni in basco rosso. Ha un lungo caftano giallino e verde e sui capelli crespi e troppo neri il piccolo copricapo tradizionale ricamato. Disinvolta, in pantaloni neri e giacchino avorio, lo accoglie la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. C’è grande attesa per il discorso che il Colonnello farà all’affollata platea, perché il piatto degli affari con la Libia è molto ricco. E Gheddafi fa le promesse che gli imprenditori attendono. Con una premessa: «Se in Italia ci fosse la sinistra al governo, le fortune delle imprese sarebbero minori. Finché c’è Berlusconi, le opportunità saranno maggiori».
Ricorda che il nostro Paese dipende al 75 per cento dall’estero per l’energia, per la maggior parte dalla Libia, e garantisce: «Non favoriremo la fornitura di energia ad altri Paesi a spese dell’Italia. Se la Libia mandasse gas e petrolio ad altri questo vi creerebbe un grave danno». In prima fila di fronte a lui ci sono l’amministratore delegato di Enel Fulvio Conti, quello di Unicredit Alessandro Profumo, quello di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini e quello delle Fs Mauro Moretti, con il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei e una delegazione di imprenditori libici. Con il numero uno di Enel, Paolo Scaroni, è fissato per stamattina un incontro sotto la tenda di Gheddafi. Sulla concorrenza straniera, il Colonnello assicura: «Non abbiamo bisogno di portare altre imprese in Libia. Ci bastano quelle italiane». Gheddafi parla della «pace e collaborazione» cui i popoli aspirano sempre. Ricorda che se applaudono «chi fabbrica guerra, poi se ne vendicano». Come per Mussolini, che alla fine è stato «condannato a morte».
Per la Marcegaglia siamo ad «una svolta nei rapporti bilaterali», anche per il «superamento delle condizioni storiche che hanno condizionato il passato». Dopo l’incontro con il Colonnello annuncia che le nostre imprese pronte a investire in Libia avranno una «zona franca», con un trattamento economico e fiscale «speciale»: esenzione per 5 anni delle tasse sul reddito e prezzi scontati di elettricità e gas. «È - sottolinea - un’opportunità straordinaria».
Dalle grisaglie grigie alle mise squillanti delle donne dell’Auditorium. In ogni Paese, spiega Gheddafi, lui vuole incontrare una rappresentanza femminile. La Carfagna ha invitato politiche, imprenditrici, intellettuali: ci sono le ministre Prestigiacomo, Gelmini e Brambilla e poi Daniela Santanchè, Afef Tronchetti Provera, Carla Fendi, Maria Pia Fanfani, Marta Marzotto, Maria Angiolillo. Curiosità e scetticismo per il discorso del Colonnello.

Il ministro gli chiede di aiutare le africane a riscattarsi. Lui vuol fare di più: dar lezione alle europee, spesso costrette dal bisogno a fare mestieri maschili. «Questa non è vera libertà». Parla di rivoluzione, indicando la via di una Jamahiriya in rosa.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica