Ghedini «Il giallo dell’anagrafe in Marocco? Solo un trappolone demenziale al premier»

«Una idea demenziale». O anche: «Un trappolone». Oppure: «Una operazione fatta da qualcuno che voleva venderla in giro». Sono diverse le ipotesi che Niccolò Ghedini (nella foto), uno dei legali del premier, prospetta per dare un senso all’episodio rivelato l’altro ieri dal Fatto quotidiano: la missione in Marocco di due misteriosi italiani che avrebbero cercato di corrompere una impiegata per truccare la data di nascita di Kharima el Mahroug, alias «Ruby Rubacuori». Un dato, per Ghedini, è certo: Berlusconi non avrebbe nulla da guadagnare da un’operazione del genere, e anzi ne sarebbe la potenziale vittima. Il difensore del premier ha spiegato che la denuncia contro ignoti per istigazione alla corruzione è stata inviata alla Procura di Roma e in copia a quella di Milano.

Ma ribadisce che l’operazione dei due sconosciuti non sarebbe mai potuta andare in porto: «Il sistema dello stato civile in Marocco - spiega Ghedini - è basato su una serie di quattro o cinque registri che riportano tutti gli stessi dati. Mi dite a cosa sarebbe servito sbianchettarne uno solo?»

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