Ghedini: «I soldi del Cav alla Minetti? Tutto trasparente»

MilanoLa Procura di Milano sospetta Silvio Berlusconi di avere comprato con decine di migliaia di euro il silenzio di alcune comprimarie del «Rubygate»: è questo il senso della mossa dei pm Ilda Boccassini, Piero Forno e Antonio Sangermano che, dopo una indagine sotterranea durata alcuni mesi, hanno depositato nuove carte nei processi in corso a carico di Silvio Berlusconi e di Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora per le serate del «bunga bunga» nella villa del Cavaliere ad Arcore. Sulla base di una segnalazione della Banca d’Italia e degli accertamenti della Guardia di finanza, la Procura ha assodato che dai conti privati dell’ex presidente del Consiglio sono stati versati oltre duecentomila euro alla Minetti e oltre 127mila euro alle gemelle Imma ed Eleonora De Vivo, spesso ospiti delle feste di Arcore e indicate come parti offese del reato di induzione alla prostituzione contestato a Fede, Minetti e Mora.
Immediata la replica dell’avvocato Niccolò Ghedini, difensore di Berlusconi, che esclude qualunque legame tra i versamenti e i processi, facendo presente che «si tratta di somme erogate palesemente tramite bonifici bancari, totalmente tracciati, da un conto personale dello stesso presidente Berlusconi». I pagamenti, sostiene Ghedini, non erano altro che aiuti dettati dalla ben nota generosità di Berlusconi verso tre giovani che per la pubblicità negativa derivante dalle indagini «stanno vivendo momenti di grande difficoltà familiare, professionale ed economica».
Dagli accertamenti effettuati dalla Banca d’Italia si scopre che i soldi versati da Berlusconi alla Minetti (che è tutt’ora consigliere regionale della Lombardia) sono stati impiegati in buona parte per pagare gli avvocati difensori: il giorno dopo avere ricevuto uno dei versamenti dell’ex premier, la Minetti dispone un bonifico da 37.440 euro a favore dell’avvocato Daria Pesce e altri due bonifici da 24.960 e a favore dell’avvocato Piermaria Corso e dello studio legale associato Gagliani Righi. Per quanto riguarda invece le gemelle De Vivo, c’è da registrare che i versamenti avvengono sul conto corrente del padre, che ne trattiene per sé oltre diecimila: «Effettivamente - chiarisce De Vivo padre a Ilda Boccassini - sono stati fatti da me dei prelievi ma le ho utilizzate personalmente quelle somme, mi sono servite per pagare la benzina o per cose comunque mie personali. Le spese come si sa, a causa della crisi economica che investe il nostro Paese, sono aumentate, la benzina è aumentata in modo esponenziale e quindi con quel bonifico, il primo ricevuto pari a 42mila euro, io mi sono autofinanziato».
Intanto la Corte costituzionale ha depositato le motivazioni della sentenza con cui il 14 febbraio ha dato ragione alla Procura di Milano e torto alla Camera dei deputati, che chiedeva che il processo per concussione a Berlusconi fosse trasferito al Tribunale dei ministri.

Secondo la sentenza - molto tecnica e scritta in modo quasi incomprensibile - bisogna escludere che «le immunità costituzionali possano trasmodare in privilegi, come accadrebbe se una deroga al principio di uguaglianza innanzi alla legge potesse venire indotta direttamente dalla carica ricoperta, anziché dalle funzioni inerenti alla stessa».

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