LA GHIGLIOTTINA DELLE REGOLE

La fusione, annunciata personalmente, nelle funzioni di autentico capo azienda, dal primo ministro francese de Villepin fra Gaz de France e Suez è di gravità estrema. Essa tocca alla radice due concetti fondamentali per il futuro dell’economia europea e di quella italiana: il concetto di strategia e quello di «sistema Paese».
Per sventare l’aspirazione dell’Enel ad acquisire Suez e arrivare al controllo di Electrabel (la multiutility belga controllata da Suez), ma evidentemente con ambizioni ben più sistematicamente protezionistiche (la creazione di uno dei maggiori gruppi del gas liquido in Europa), la Francia ha sollevato i ponti levatoi agli ordini diretti del primo ministro.
Quella della fusione fra la pubblica Gaz de France e la privata Suez (con l’unanime disponibilità dei soci, compresi giganti bancari che stanno con un piede in Italia) è una decisione gravissima: contro ogni regola di mercato e contro la stessa concezione statalistico-protezionistica che domina inflessibile il regime francese. Qualcuno l’ha definita... «elegante»: beffarda, se mai, e nei fatti brutale. Adesso può darsi che Enel trovi qualche altra opportunità. Ma Scajola ha fatto benissimo a disdire l’incontro a Parigi e Tremonti a dire basta a questi sfrontati comportamenti della Francia, che portano a un protezionismo statale di cui non è difficile intuire gli esiti europei.
Non c’è dubbio, comunque, che a questo punto a noi tocchi rivendicare con forza le regole del mercato e della concorrenza anche nel settore energetico: con due integrazioni fondamentali, quella di una rigorosa reciprocità e quella di una clausola di salvaguardia in questo senso in caso di Opa. E con un piccolo, doppio promemoria: che entrambe queste lacune risalgono, l’una alla Direttiva della Commissione Prodi sulla liberalizzazione dei mercati dell’elettricità e del gas; l’altra ai governi di centrosinistra che l’hanno applicata senza indugio e senza preoccuparsene.
Ma se il settore energetico è strategico in senso stretto, la questione della reciprocità è più generale e pervasiva. Basta vedere, per limitarsi alla Francia, l’elenco delle presenze di capitali francesi nel credito, specie dopo l’Opa di BnpParibas su Bnl. Qui lo spazio è stato lasciato, per la verità, dal nostro lumpencapitalismus, un capitalismo senza capitali né iniziative che non siano quelle da «salottino buono» all’ombra di qualche grande e blindato giornale, pardon, «giornale- istituzione». Ma i risultati sono questi.

Del resto, all’insegna della concorrenza e della reciprocità (sempre su Gaz de France-Suez), volete sapere che cosa ha avuto il coraggio di dire una persona talvolta equilibrata come l’ex ministro del centrosinistra Enrico Letta? Che la colpa è di Berlusconi, al quale adesso si fa pagare l’essersi alleato con Bush anziché con Chirac! Ridicolo. Ecco l’idea di «sistema Paese» e di interesse nazionale che ha il centrosinistra!

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