Giallo sui rapiti italiani «Ma oggi li libereremo»

Il forfait di un elicottero prolunga il sequestro Ma c’è chi non si fida della parola dei ribelli

Giallo sulla sorte dei sei ostaggi, quattro dei quali italiani, che avrebbero dovuto essere liberati mercoledì dai guerriglieri del Delta del Niger. Il ritardo sarebbe dovuto al mancato arrivo di un elicottero richiesto alla Chevron, il colosso petrolifero americano per il quale i rapiti lavorano, che doveva prelevarli nelle paludi. Il portavoce dei ribelli, Jomo Gbomo, ha assicurato via posta elettronica che gli intoppi sono solo di carattere logistico e che gli ostaggi «verranno liberati domani (oggi per chi legge nda)». Il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend) ha rapito i sei lavoratori della Chevron il primo maggio prendendo d’assalto una nave-piattaforma della società petrolifera americana. Subito dopo il sequestro avevano dichiarato con un comunicato che gli ostaggi sarebbero stati rilasciati a fine mese, ma qualcosa è andato storto. Le famiglie dei rapiti italiani Raffaele Pascariello, Alfonso Franza, Luca Ignazio Gugliotta e Mario Celentano vivono ore d’ansia. Martedì imperversava il maltempo nel tratto di mare di fronte al Delta del Niger. Le condizioni atmosferiche possono rallentare la liberazione ed inoltre non è semplice «estrarre» gli ostaggi dalle paludi di mangrovie dove vengono nascosti in profondità per evitare eventuali blitz militari. «Volevamo che un elicottero venisse a prendere gli ostaggi, ma al momento la nostra richiesta è stata respinta. Forse la Chevron temeva che avessimo rapito i piloti» ha spiegato Gbomo via posta elettronica.
I ribelli volevano compiere un atto dimostrativo e mandare un segnale al neo presidente nigeriano, Umaru Yar’Adua, che si è insediato il 29 maggio, liberando i rapiti il giorno dopo. Il maltempo ed i problemi logistici, compresa la richiesta dell’elicottero, però, potrebbero essere solo una scusa. Non si può escludere che il Mend sia diviso sulla sorte degli ostaggi. Gbomo, che si presenta come capo del movimento e non combatte nelle paludi, dev’essere il punto di riferimento della fazione più moderata e «politica» del movimento. Altri, invece, in prima linea nella boscaglia, sono più estremisti o semplicemente vorrebbero incassare qualcosa dal sequestro. In gran parte dei casi di rapimenti di stranieri le compagnie hanno pagato un riscatto, ma il Mend, o meglio Gbomo, voleva compiere il bel gesto per dimostrare la valenza politica del sequestro.
Il problema è che nell’ultima settimana lo stesso Gbomo aveva accusato i sequestratori di quattro tecnici americani di agire su mandato di politici corrotti della regione del Delta. Gli ostaggi Usa sono stati consegnati martedì alle autorità grazie alla mediazione di un magistrato locale.


Ieri un commando di uomini armati di mitra, granate e dinamite ha preso d’assalto la residenza di una ditta indonesiana a Port Harcourt, capoluogo del Delta, prendendo in ostaggio almeno tre dirigenti asiatici. Secondo l’agenzia Misna i rapiti, nel compound della società, che gestisce uno stabilimento petrolchimico, sarebbero addirittura 10, comprese donne e bambini.

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