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Un Gianburrasca cinese in lotta contro l’ingiustizia

Il volto infantile di Dong Bowen, piccolo protagonista di La guerra dei fiori rossi, non è di quelli che si dimenticano. Nella Cina maoista, Quiang viene condotto dal padre in un asilo nido, dove inizia il suo percorso educativo. Una serie di piccoli eventi evidenziano la volontà del bambino di resistere a un progetto che tende ad omologare le tecniche pedagogiche, al solo scopo di soffocare la personalità di ogni mini ospite. Il fiore rosso di carta è il simbolo dell’asservimento a un’ideologia che la storia della Cina ha evidenziato negli ultimi cinquant’anni. In un susseguirsi di funzioni corporali, tipiche dell’infanzia, eseguite collettivamente, Quiang rivela la sua diversità: è un ribelle ed è probabile che da grande diventerà un rivoluzionario o addirittura un criminale. Il regista Zhang Yuan, senza reticenze, dimostra che il corpo nudo è più facile da piegare, specie nell’infanzia.

In apparenza un piccolo racconto, un’interessante incursione nel mondo infantile cinese che mostra i prodromi di una tragedia collettiva. La guerra dei fiori rossi merita una visita. \

LA GUERRA DEI FIORI ROSSI (italia/cina, 2006) di Zhang yuan, con Dong Bowen, Ning Yuanyuan. 85 minuti

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