Milano «Gianfranco come il “Che”. Finisce sulle magliette». Fermi coi sorrisini. Non è l’ultimo titolo del Giornale per spernacchiare il presidente della Camera, ma quello del Secolo d’Italia, glorioso quotidiano che fu del Msi prima di diventare il foglio di casa Fini. Poche le copie diffuse, molti gli euro incassati con il contributo pubblico e una terribile voglia di provocare. Non sempre riuscendoci. Di ieri l’ultimo accostamento del leader «futurista» a un’icona cult della sinistra. Ingiustamente perché anche molta destra al Che s’ispira e s’è ispirata. Sicuramente non «Gianfranco» che divenne missino dopo aver visto al cinema i Berretti verdi di John Wayne. E, invece, domani al suo arrivo a Milano per il primo comizio da leader di Futuro e libertà, troverà i giovani con la sua faccia al posto della Marilyn di Andy Warhol e il dito puntato contro Silvio Berlusconi alla direzione nazionale del Pdl. Quella del «Che fai, mi cacci?». Anche «questa è politica postmoderna», assicura il Secolo accontentandosi di poco.
Di ieri, invece, la conferma di un altro acquisto. Di peso, dato che a transitare è Manfredi Palmeri, il presidente del consiglio comunale di Milano. «Un fatto molto importante», applaude non a caso Stefano Boeri, il candidato alle primarie del centrosinistra a Milano che al liceo inseguiva i fascisti con le spranghe degli extraparlamentari del Movimento studentesco e che oggi li vorrebbe in lista. «Un altro badogliano», lo liquida invece un colonnello locale con un insulto che nel mondo della destra è ancora il più pesante. Di certo la scelta brucia come sale sulle ferite, dato che Palmeri è il primo transfuga dal Pdl a provenire da Fi. Anche se lui assicura che al telefono Berlusconi «è stato sobrio ed elegante». Palermitano con avi a Salemi, cresciuto alla corte di Marcello Dell’Utri assicura di non essere «né falco, né colomba, ma gabbiano». Pronto a volare dove a Milano l’hanno già preceduto l’ex deputato e oggi assessore nella giunta Moratti Giampaolo Landi di Chiavenna e l’eurodeputata di lungo corso Cristiana Muscardini, per la verità da sempre finiani di ferro. Ma anche l’altra consigliera Barbara Ciabò che in una sola legislatura ha inanellato le adesioni ad An, la Destra, gruppo misto, Forza Italia, Pdl. E adesso Futuro e libertà. Giro di valzer anche per Silvia Ferretto, storica militante del Msi e moglie del vicesindaco e deputato Riccardo De Corato. Dopo un passaggio nell’Udc, ora il balzo sul carro finiano. Un carrozzone che va riempiendosi di scontenti. E, con tutto il rispetto per scelte personali anche difficili, sarebbe sufficiente ripercorrere le biografie degli esuli per rintracciare seggi in parlamento perduti, assessorati sfuggiti, candidature sfumate all’ultimo.
E ora parte la caccia. Il bersaglio grosso è l’ex sindaco Gabriele Albertini che i «futuristi» sognano di schierare contro la Moratti già a primavera. Soprattutto dopo che Fini ha annunciato che il Fli potrebbe correre da solo alle Comunali. Albertini è tentato, ma la promessa di un posto da senatore nel Pdl lo dissuaderà. Tentata anche Tiziana Maiolo, ex pasionaria rossa e membro della commissione Giustizia della Camera nel 1992 per Rifondazione comunista. Poi il passaggio alla corte di Berlusconi e gli assessorati. Dall’ultrasinistra arriva anche Aldo Brandirali che prima di entrare in Fi (area Cl) guidò i maoisti di Servire il popolo sostenendo «l’orgasmo simultaneo come espressione di un rapporto virtuoso e comunista perché improntato all’altruismo». Roba che oggi le coppie di fatto di Fini fanno sorridere. Ma pronto al trasloco sarebbe anche Paolo Bianco, eletto nella Lista Moratti. In bilico il deputato Renzo Rosso, uno dei fondatori del Pdl in Piemonte. A Varese se ne va addirittura il vice coordinatore del Pdl Luca Ferrazzi, ex assessore regionale nella giunta Formigoni.
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