«Giochi, da 9 mesi è attivo un comitato contro l’illegalità»

Roma Un calabrese vero, di quelli tosti che non perdono mai di vista la bussola: è il ritratto di Raffaele Ferrara, direttore generale di Aams da quasi tre anni. Era l’8 luglio 2008 quando prese in mano i Monopoli di Stato. Allora i giochi fatturavano 47,5 miliardi, a fine anno arriveranno a 70 con un incremento del 45%. Lo scandalo del calcioscommesse fa da paradigma a questa intervista esclusiva che si svolge nel suo studio di piazza Mastai.
«Altro che inermi, noi di Aams siamo in prima linea nella lotta all’illegalità e lo dimostreremo con i fatti, ma preferiamo mantenere un basso profilo pur collaborando continuativamente con gli Organi inquirenti».
Che ci fossero flussi anomali di gioco su alcune partite di calcio, è risaputo da tempo. Come vi siete mossi?
«Dal 2008 abbiamo realizzato con Sogei e i concessionari ufficiali un programma informatico, che elabora i flussi della raccolta secondo criteri variabili e dinamici, al fine di individuare anche gli indici di anomalia. In casi di gioco particolarmente anomalo, inviamo le opportune segnalazioni agli organismi sportivi. Ma non è di nostra competenza valutare eventuali irregolarità dell’evento».
La scorsa settimana il ministro dell’interno Maroni ha varato una task force per indagare su questo genere di reato. Cosa ne pensa?
«Tutto il bene possibile. Ci vuole la giustizia ordinaria per fare luce su scandali con ramificazioni di portata internazionale, quella sportiva purtroppo ha un raggio d’azione limitato. E Aams opererà con la massima collaborazione. Ma noi ci siamo già mossi in tempi non sospetti. A ottobre 2010 si è insediato all’interno di Aams il Comitato di Alta Vigilanza, un vero e proprio comitato interforze, per pianificare e coordinare interventi articolati sul territorio contro il gioco illegale. Ne fanno parte, oltre al sottoscritto e al Direttore dei giochi, Antonio Tagliaferri, alti dirigenti della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e della Polizia di Stato. A breve annunceremo i primi risultati che riguardano un’operazione condotta sugli apparecchi da intrattenimento nel Centro Italia».
E sul mondo variegato delle scommesse sportive che ondeggia fra la normativa italiane e quella comunitaria?
«Accanto alla rete ufficiale dei concessionari, operano sul territorio alcune migliaia di soggetti privi di concessione, per la legittimità del cui operato siamo in attesa della sentenza della Corte di giustizia europea. Intanto le norme varate nell’ultimo triennio, e pienamente sostenute da Aams, hanno chiarito definitivamente che chiunque, anche senza concessione, raccoglie scommesse nel nostro Paese, direttamente o indirettamente, deve pagare le imposte in Italia. È tra i nostri obiettivi primari far rispettare questo principio. Ricordo, peraltro, che per gli evasori sono previste pesanti conseguenze sul piano economico e patrimoniale come, ad esempio, la chiusura dell’esercizio e il sequestro dei beni anche personali».
Qual è il rapporto con la Procura di Cremona?
«Il dialogo è stato immediato, soprattutto per evidenziare ai giudici la differenza che passa tra la rete ufficiale dei concessionari riconosciuti dallo Stato e gli operatori italiani ed esteri che tali non sono. Abbiamo inoltre messo a disposizione tutti i dati in nostro possesso relativi alle partite sulle quali sono stati registrati flussi di gioco anomali. Ma dalle indagini è emerso che la parte più rilevante delle scommesse effettuate è avvenuta su canali di operatori esteri privi di concessione se non, addirittura, su siti extra europei».
Cosa ne pensa del dossier fornito da SkySport365?
«Ritengo giusto che i giudici assumano e analizzino ogni elemento utile alle indagini, anche se fornito da un soggetto che non rientra tra i concessionari dello Stato».
È vero che potete controllare i conti bancari?
«È una norma voluta fortemente da Aams che, al pari dell’Agenzia delle Entrate e delle Guardia di Finanza, potrà utilizzare questo strumento per contrastare le attività illegali. L’operatività scatterà dopo la sottoscrizione di un protocollo con il sistema bancario».
Il mondo dei giochi non avrebbe bisogno di un Tar unico, informato e competente? Nel calcio ha funzionato.
«Posto che tutti i giudici amministrativi sono competenti e informati, sarebbe di grande aiuto concentrare la materia dei giochi su un numero ristretto di giudici amministrativi per agevolare sia la nostra attività che quella degli organi di ps, come già avviene in Francia».
All’interno di alcuni concessionari sono stati scoperte figure vicine a mafia, camorra e ‘ndrangheta. Come si può ovviare?
«La normativa attuale richiede la certificazione antimafia solo per i componenti del CdA. La legge di stabilità ha da poco introdotto requisiti più stringenti in tema di trasparenza degli assetti proprietari. Sarebbe ancora più efficace estendere gli accertamenti anche alle proprietà di controllo e ai dirigenti-funzionari con forte autonomia decisionale».
La black list funziona?
«È un ottimo strumento per inibire i siti illegali, ma sarebbe indispensabile una maggiore collaborazione da parte di chi gestisce i server”.


C’è una proposta di legge per limitare a 2mila euro la singola scommessa…
«Il rischio è che potrebbe alimentare il mercato illegale. Ma la normativa antiriciclaggio, in vigore da tempo, impone l’identificazione dello scommettitore che gioca o vince più di mille euro in una o più puntate».

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