Roma - Premier in Aula con l’incubo borse. Berlusconi torna a Roma e convoca un vertice serale con i massimi dirigenti del Pdl per mettere a punto il discorso che oggi terrà nei due rami del Parlamento. Alle 15 alla Camera e alle 17.30 in Senato. Ore strategiche per le opposizioni, tanto che qualcuno sottolinea la malizia del presidente Fini nell’aver fissato l’orario dell’informativa del premier proprio a mercati aperti. Il discorso, a grandi linee, sarà tutto improntato allo «stile Obama»: apertura al confronto con le opposizioni, annuncio di un tavolo con le parti sociali, misure per far ripartire l’economia. Il tutto condito dalla richiesta di un «senso di responsabilità» alle opposizioni «come giustamente auspicato dal capo dello Stato». Basterà? Difficile anche perché dal Pd sembra arrivare un niet: «Sono piuttosto irritato - dice Bersani - dalla giaculatoria “l’opposizione proponga” perché se ci avessero ascoltato un po’ in questi tre anni non saremmo arrivati a questo punto».
Insomma, c’è il rischio che la minoranza ribatta che una grossa mano, proprio grazie alla moral suasion del Colle, è stata già data con l’approvazione sprint della manovra. Quindi ora basta.
Ma il vero incubo del premier sta a piazza Affari. Qualora la borsa, dopo le parole del Cavaliere in Aula, dovesse ulteriormente precipitare, per le opposizioni sarebbe facile partire col j'accuse: «Siccome i mercati hanno bocciato il premier, il premier se ne vada». Sillogismo che l’entourage stretto del Cavaliere giudica strumentale ma che, soprattutto mediaticamente, può avere un’ulteriore effetto negativo sul governo. Ipotesi, questa, a cui la maggioranza ha già una risposta: «Anche subito dopo che il Congresso degli Stati Uniti ha trovato l’accordo sul debito Wall Street è crollato. E anche dopo che Zapatero ha annunciato le elezioni a novembre lo spread tra i loro titoli di Stato e il Bund s’è impennato». Non solo: la fase critica dipende solo in parte dalle condizioni dell’Italia ma è invece legata a un problema europeo. Di certo, tuttavia, le borse in picchiata rappresenterebbero una grana in più per il Cavaliere.
Uno spiraglio di ottimismo arriva dai centristi che, per la prima volta, si smarcano dal coro di chi vuole prepensionare il Cavaliere: «Non si può continuare con la litania di chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio». Certo, dice il leader dell’Udc, «mi aspetto che il presidente del Consiglio ci porti un elenco di iniziative concrete. I dati e gli spot li conosciamo tutti. Servono idee concrete, ricorrendo anche alla decretazione d’urgenza». Ed è sulle misure concrete che verte il summit di palazzo Grazioli, alla presenza di Tremonti e dei leghisti Maroni e Calderoli. Capitolo Tremonti: si farà quadrato attorno al ministro indebolito che ha già aperto alla concertazione. È ancora una garanzia in Europa. Capitolo Lega: per tutto il pomeriggio s’era vociferato di una sorta di ammutinamento di alcuni esponenti del Carroccio. Fandonie. I leghisti saranno presenti in Aula e il premier avrà accanto a sé Maroni, proprio per dare un segnale di compattezza della maggioranza. Sebbene il momento sia critico, il Cavaliere, che nel pomeriggio ha incontrato l’ex ministro Andrea Ronchi, appare determinato e concentrato sul discorso che oggi terrà in Parlamento.
unterà molto sul «patto per lo sviluppo» con tutte le parti sociali che il premier incontrerà domani. L’intenzione è di premere sul tasto della crescita: il rigore è necessario ma adesso occorre far qualcosa per far ripartire l’economia. Come? Con riforme, a partire da quella del fisco, poi liberalizzazioni, semplificazioni e infrastrutture.
E proprio per dare un primo segnale in questo senso, già stamattina il Cipe dovrebbe deliberare il finanziamento con il Fas di interventi infrastrutturali strategici per circa 7,5 miliardi di euro. L’altra mossa sarà quella di accelerare sulle riforme istituzionali, ossia su quella bozza Calderoli che prevede il dimezzamento del numero dei parlamentari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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