Cultura e Spettacoli

Le giovani star celebrano Cohen

Antonio Lodetti

«Le sue canzoni sono un segno crepuscolare, della medesima bellezza di un tramonto, un evento naturale che la sua voce profonda ha poi calcificato». Con queste parole Bono descrive Leonard Cohen dopo il duetto Tower of Song tra il cantautore canadese e gli U2, una delle perle di I’m Your Man, colonna sonora dell’omonimo film in uscita in questi giorni (ad ottobre in dvd). Una chicca per musicofili che racconta il concerto tributo a Cohen dell’anno scorso alla Sydney Opera House. Un film musicale («uno dei più grandi che io abbia mai visto», ha detto Wim Wenders) sulla linea di The Last Waltz, dove le giovani star celebrano le immortali canzoni che il poeta suole recitare con quella voce profonda che sbuca dai sotterranei dell’Io. Non è facile catturare lo spirito di Cohen, i sentimenti che bruciano la pelle mentre sussurra su un tappeto minimalista di suoni. L’unica strada è quella di reinterpretarlo come eseguendo gli inni di una Messa profana. Lo fa con grande intensità Nick Cave in I’m Your Man e nella struggente Suzanne (ricordate De André?) in trio con Julie Christensen e Perla Batalla, l’ottima cantautrice di origine messicana che ha dedicato a Cohen il cd Bird On a Wire. Cave ha molti punti in comune con Cohen; la visione nihilista della vita, l’impegno di scrittore e poeta. (Cohen nel ’66 ha fatto tremare il mondo letterario con il provocatorio Beautiful Loser). Solo nel ’67, dopo la sua esibizione al Festival di Newport, è esploso come cantautore. Da allora ci ha inviato cartoline di pura emozione, passando dal favoloso debutto con Songs of Leonard Cohen al recente Dear Heather in cui, invece di parlare alle coscienze nel buio dell’anima, racconta «storie da domenica mattina a casa con il sole». Un corpus di brani sontuoso, affrontato con vena fremente dal giovane Teddy Thompson (figlio del padre del folk inglese Richard Thompson) che dà i giusti colori a Tonight Will Be Fine e The Future, con personalità dall’altro talentuoso figlio d’arte Rufus Wainwright (essenziali la storica Chelsea Hotel N.

2 e Everybody Knows), con un pizzico di rock da Beth Orton (Sisters Of Mercy), con il tocco country folk delle sorelle McGarrigle che incorniciano un’asciutta Winter Lady.

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