Il giudice prende tempo e per Tartaglia ordina una perizia psichiatrica

MilanoCinquanta pagine per raccontare i progressi e le fatiche di un uomo che non riesce ancora a ritrovare se stesso, e al quale la celebrità conquistata lanciando una miniatura del Duomo in faccia al capo del governo rischia di creare nuovi e più gravi scompensi. È questo il rapporto che i difensori di Massimo Tartaglia hanno consegnato ieri al giudice preliminare Maria Luisa Savoia, chiamata a valutare la richiesta di rinvio a giudizio per lesioni aggravate presentata dalla Procura della Repubblica contro l’uomo che il 13 dicembre colpì con violenza Silvio Berlusconi al termine di un comizio in piazza Duomo. Ma prima ancora di vedere le cinquanta pagine, il giudice aveva deciso: non si può stabilire il futuro giudiziario di Tartaglia se prima non si capisce bene cosa abbia in testa. Se oggi sia in grado di capire quel che accade, e se quella sera era in grado di comprendere quel che faceva. Perizia psichiatrica, dunque, decisa d’ufficio dal giudice.
Lui, Massimo Tartaglia, non si è presentato all’udienza in cui si doveva discutere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata contro di lui. È rimasto nella comunità che lo ospita dal 9 febbraio, quando lasciò il reparto psichiatrico dell’ospedale San Carlo. In carcere, a San Vittore, è rimasto una manciata di giorni. D’altronde fin dalle prime ore dopo l’aggressione al premier, fin dall’interrogatorio notturno davanti al procuratore aggiunto Armando Spataro, era apparso chiaro che l’ossessione anti-premier di Tartaglia era solo un brandello di un’ossessione più vasta, di una difficoltà di relazione con il mondo.
Ed è la stessa ossessione che riaffiora nelle cinquanta pagine di rapporto degli psicologi che seguono Tartaglia nella comunità che lo ospita. L’uomo, dicono, «risponde alle cure», ma permane una «situazione difficoltosa generale». Tartaglia, e questo è il lato positivo, non si è rinchiuso in se stesso, accetta il dialogo con i medici, non si sottrae al confronto, si rapporta con gli altri ospiti. Ma la strada per lui è ancora lunga.
Ora la parola passa agli psichiatri nominati dal tribunale, che dovranno dare una parola finale sulla possibilità che Tartaglia venga processato. La sua vittima, Silvio Berlusconi, le sue conclusioni le ha già tirate.

Ieri il suo legale, Massimo Montesano, era in udienza solo come rappresentante della parte offesa: «Ma il presidente Berlusconi non si è costituito parte civile, non lo farà in futuro, non chiederà alcuna forma di risarcimento».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica