Oggi alle 9 la giunta perderà il suo primo pezzo. A meno di sei mesi dall’insediamento, la squadra di Pisapia si riduce. L’assessore a Cultura, Expo e Moda, Stefano Boeri, è arrivato al capolinea. L’unica incognita è se sarà lui a rassegnare le dimissioni, con una comunicazione scritta, o toccherà al sindaco dargli il benservito. Il faccia a faccia - durato una ventina di minuti - che si è tenuto in serata a Palazzo Marino si è concluso con un nulla di fatto. Stefano Boeri ha chiesto una notte di tempo «per valutare la situazione e decidere il da farsi». Giuliano Pisapia, che dopo lo scontro in giunta venerdì non l’aveva più visto, ha voluto un incontro vis à vis per ribadire, qualora non fosse chiaro, il concetto: il rapporto di fiducia si è irrimediabilmente spezzato. Così sembra che l’archistar abbia tentato il tutto per tutto offrendo di rimettere le deleghe su Expo, mossa però che è stata rispedita al mittente. Alea iacta est. La questione è a monte: il rapporto di fiducia è irrecuperabile e mina la collegialità della Giunta. Così il libero battitore Boeri sarebbe stato messo, nuovamente, davanti a un bivio: dimettersi o farsi licenziare. È atteso entro le 9 il verdetto. Trapela che Pisapia sarebbe già alla ricerca di un sostituto per un Boeri che però non ha nessuna intenzione di lasciare. L’identikit dice ovviamente di un uomo del Pd o una personalità d’area con competenze specifiche su Cultura ed Expo.
La gioiosa macchina arancione s’è già ingrippata per le picconate dell’assessore ribelle. Non uno qualunque, ma il candidato scelto dal Pd per le primarie. E quello che alle elezioni ha fatto il botto, con quasi 13mila preferenze. Grandi numeri per l’archistar sbarcata a Palazzo Marino veleggiando sulle brezze di un’antipolitica che a Milano ha anticipato la moda di preferire un tecnico al più classico politico. Tecnici che presto, così come nel caso di Boeri, una volta insediati finiscono per l’aspirare a ben altro palcoscenici. Per tutte queste ragioni ora il litigio con Pisapia non può certo essere derubricato, come vorrebbe qualcuno, a uno «scontro tra personalità». Troppo diversi programmi e punti di vista. Anche perché a Boeri sono state affidate deleghe cruciali come la Cultura e l’Expo. Ma altrettanto difficile sarebbe far uscire dalla giunta in maniera non traumatica quello che è stato considerato l’uomo forte del Pd nell’amministrazione Pisapia. Facendone un laboratorio da riproporre su scala nazionale. E un’implosione non passerebbe certo inosservata nei palazzi romani.
Ecco perché ieri a ora di pranzo Pierfrancesco Majorino ha tentato un ultimo disperato tentativo di mediazione, magari concedendo all’assessore l’onore delle armi, con un’uscita soft. Ammorbidita da un nuovo incarico che gli consenta di lasciare l’assessorato senza troppo scorno. Così come messo sul tavolo da Pisapia anche durante l’incontro con il segretario provinciale del Pd Roberto Cornelli. Si dice un ruolo a Roma come testimonierebbe l’intervento via telefono del segretario nazionale del Pd Pierluigi Bersani. Più difficile pensare a un commissariamento del dissenso, con Boeri che si impegnerebbe a non assumere più posizioni personali dissonanti con la giunta. Una censura preventiva difficile da mettere nero su bianco.
Di certo Boeri ha più alleati fuori che dentro una giunta che si è schierata compatta con il sindaco.
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