Ultim'ora
Corea del Sud, Parlamento destituisce il presidente Yoon
Ultim'ora
Corea del Sud, Parlamento destituisce il presidente Yoon

Giuseppe non è solo Vi raccontiamo chi sono gli altri Rossi d’Italia

Il signor Fernando aveva lasciato Fraine per imbucarsi a Clinston nel New Jersey. Era uno di quegli abruzzesi che vanno in America a cercare l’oro: «Ho lasciato il paese, i parenti, gli amici e gli animali per attraversare l’Oceano - diceva -, e qui ho trovato un parco con gli orsi e le giubbe rosse». Mai mollato di un centimetro. Quando riceve la notizia che un mensile italiano organizza uno stage per piccolini alle prime armi col pallone, carica il figlio Giuseppe di dieci anni su un Air One e lo porta a Tabiano Terme. Stefano Donetti, allenatore delle giovanili del Salsomaggiore prende nota: Giuseppe Rossi, febbraio ’87, Clinston, Usa, mancino, gracile, tecnico. Pochi mesi dopo Donetti viene invitato nel New Jersey per un corso di avviamento al calcio per bambini americani. Ci trova Giuseppe, non lo riconosce, ma il ragazzino è il primo della lista, gioca attaccante e segna. Impegnare la famiglia però non è il caso, è ancora un piccolo americano in mezzo a tanti altri piccoli americani che girano con la mazza da baseball e fanno canestri. Ma l’anno dopo c’è un nuovo stage in Italia a Gubbio e questa volta ci arriva tutta la famiglia Rossi, la sorellina Tina e mamma Cleonilde in testa, tanti complimenti, bella Italia, ritorno a Clinston. «A me sembrava avesse il dono - dice papà Fernando -, ma avevo il dubbio che fosse così bravo perchè gli altri erano così scarsi. Per un figlio si fa tutto e io non ho mollato». Ad aprile torna in Italia, Giuseppe adesso ha dodici anni e lo hanno selezionato nella squadra della Costa Atlantica americana. Questa volta è il Parma che organizza lo stage. Adesso è storia che si conosce, papà Fernando s’è fermato a Parma, aveva lasciato la moglie, la figlia e un posto di insegnante di italiano alla scuola del New Jersey per Giuseppe. Dopo Parma c’è Alex Ferguson al Manchester a 17 anni, 5 presenze, un gol al debutto contro il Sunderland, poi Newcastle, 11 presenze, a vent’anni torna a Parma in prestito, poi la cessione al Villarreal, con Alex Ferguson che nel contratto della sua cessione fa inserire una clausola in cui esercita una opzione nel caso gli spagnoli intendano cederlo. Per lui le due reti agli Usa non sono state un exploit, ma chissà senza papà Fernando come sarebbe girata questa storia. Di Giuseppe Rossi ce ne sono altri, di Fernando Rossi un po’ meno, qualcuno non è stato così fortunato, uno su tutti Vincenzo Sarno, a dodici anni portato dal padre a Torino e poi perso nelle serie inferiori, dopo aver rifiutato contratti importanti, magari mal consigliato, magari senza quelle qualità che ti fanno fare il salto. Per altri storie diverse, qualcuno schiacciato dalle responsabilità, altri da un contratto esagerato ad inizio carriera, a volte un infortunio importante. Ma ce ne sono in giro altri in Italia di Giuseppe Rossi, per qualcuno non è ancora detta l’ultima parola, sono giovani, il talento c’è, come per Alessio Manzoni, un ’87 di proprietà dell’Atalanta che starà un altro anno in prestito al Parma, centrocampista, tecnicamente straordinario, perseguitato dai guai fisici.

Come Alessandro Diamanti, trequartista, qualità eccelse, eppure sempre a galleggiare in serie minori, Prato, Empoli, Fucecchio, Albinoleffe, la Fiorentina ma quando era in C2. Dicono che sembrava impossibile non arrivasse a livelli altissimi, simpatico, gioviale, eterno ragazzo. Adesso se la gioca col Livorno, magari è la stagione buona, a ventisei anni.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica