Governo, Berlusconi pensa di aprire ai moderati

Il premier progetta di aprire il governo ai moderati dopo il discorso alla Camera. Telefonata alle feste di Noi Sud e Pdl veneto: "In parlamento tutto sotto controllo". "Dagli italiani giudizio positivo: ci chiedono non di votare ma di andare avanti"

Governo, Berlusconi pensa di aprire ai moderati

Roma - Lavori in corso. Ancora. A poco più di una settimana dall'atteso discorso alle Camere Silvio Berlusconi è ancora preso dalle trattative. Il che, al di là delle facili ipocrisie, altro non vuol dire che le mediazioni continuano serrate. Con gli scontenti dell'Udc - perché oltre agli ormai noti cinque dissidenti siciliani ci sarebbero altri insoddisfatti - ma anche con gli altri moderati disponibili a convergere sulla maggioranza quando a fine settembre si arriverà davvero a un voto sul programma di governo. Insomma, occhi puntati sull'Api di Rutelli ma non solo perché qualche sorpresa potrebbe arrivare anche dai moderati del Pd. Con l'ipotesi di un rimpasto di governo che si fa sempre più strada: un'operazione che partirebbe dalla nomina di Fitto allo Sviluppo economico e dovrebbe seguire con promozioni a catena. Nel senso che le porte dell'esecutivo potrebbero aprirsi a esponenti dell'area centrista d'estrazione sudista. Un modo per cercare di bilanciare lo strapotere leghista e per mettere nero su bianco un'attenzione per il Sud che manca da tempo (dopo la visita a Taormina di sabato, ieri c'è stato il collegamento telefonico con la festa di Noi Sud). Non è un caso che Fitto stia lavorando da giorni e senza sosta a uno dei cinque punti che il premier dovrebbe presentare alle Camere a fine mese: il Piano Sud, ben 100 miliardi di euro tra fondi europei e italiani.

A poco più di una settimana dal discorso programmatico che terrà in Parlamento, dunque, Berlusconi alterna ottimismo, appelli e moniti. Stasera a Villa Gernetto incontrerà il parlamentare Pdl Versace e gli industriali del tessile e dell'arredo dell'associazione Alta gamma. Nel frattempo, da un lato invita le persone responsabili che siedono nei banchi delle opposizioni (un plurale non casuale) a sostenere il governo e le riforme. Dall'altro mette in guardia chi progetta giochi di palazzo per sostituire l'attuale esecutivo sulle conseguenze che questo avrebbe in termini di consensi elettorali. Infine, rassicura tutti sul fatto che la legislatura terminerà nel 2013. La situazione in Parlamento, dice intervenendo in collegamento con la prima festa nazionale di Noi Sud (uno dei gruppi parlamentari che dovrebbero contribuire all'allargamento della maggioranza) è «sotto controllo». Poco dopo, telefonando alla kermesse del Pdl veneto di Cortina, precisa meglio il suo pensiero. In primo luogo ricorda che la «moralità» introdotta in politica con la sua discesa in campo lo «obbliga a realizzare il programma». Poi parla delle sfide che il governo ha davanti a sé: dalla necessità di «completare le riforme», a quella di «superare gli ultimi strascichi della crisi».

Infine affonda sulla partita che si giocherà il 29 settembre a Montecitorio: «Tra pochi giorni presenteremo i cinque punti, un grande patto di legislatura che tutti i parlamentari della maggioranza saranno tenuti a sottoscrivere solennemente». Questo, aggiunge, «non solo in rispetto al mandato elettorale», ma anche «per il bene del Paese». Poi l'appello alle opposizioni: «A tal proposito rivolgeremo l'invito anche alle forze più responsabili dell'opposizione affinché possano valutare il nostro programma di riforme e mettano da parte i loro pregiudizi sterili». Insomma, come già aveva anticipato Bonaiuti la scorsa settimana, l'intenzione del premier sarebbe quella di tenere alle Camere un discorso simile a quello del 2009 ad Onna. Un appello all'unità nazionale diretto non solo ai centristi dell'Udc o dell'Api di Rutelli, ma anche ai moderati del Pd. Visto che, aggiunge il Cavaliere, «anche dalla minoranza si può concorrere a fare l'interesse» dell'Italia. Un appello che non deve stupire perché segue quello di altri esponenti del Pdl sempre dal palco di Cortina: Sacconi prima, Quagliariello poi.

Un invito seguito da un altro monito.

Il destinatario non è citato esplicitamente, ma si tratta chiaramente di Fini: «Chi vorrà continuare a lavorare con i giochi di Palazzo e le vecchie tecniche della Prima Repubblica, magari sognando un governo diverso e privo di legittimità democratica, sarà destinato a fallire e a farsi del male da solo perché poi gli italiani capiscono tutto».

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