Roberto Scafuri
da Roma
La lista è rimasta aperta. Alla fine di una giornata di grandi movimenti, ufficiali e sotterranei, tra leader e truppe dellUnione, la partita del governo resta sospesa. Troppe e troppo complicate le variabili e gli incastri tra i giochi di governo e il grande traguardo del Quirinale per poter chiudere. Romano Prodi, dopo aver lavorato ieri a lungo con Fassino, DAlema, Rutelli e Diliberto, si è dovuto limitare al traguardo minimo: «Lobbiettivo è essere pronti per il 4-5 maggio».
Il leader dellUnione tiene le carte coperte, allarga sconsolato le braccia («Ho già abbastanza da fare...», si lamenta dellinvedenza dei cronisti), nega persino che nel vertice di ieri con i leader di Ds e Dl si sia discusso di Quirinale. Ma è del tutto evidente che lallontanarsi dellipotesi di un Ciampi-bis, visto che i Ds non intendono rinunciare a un loro candidato per il Colle, complica i piani del Professore. A questo punto il presidente della Repubblica non avrebbe alcun interesse e alcuna necessità di affrettare i tempi dellincarico. Sarebbe piuttosto il presidente della Camera Fausto Bertinotti a poter anticipare la convocazione delle Camere a martedì 9 per lelezione del nuovo inquilino del Quirinale. Che lincarico spettasse, anche per «galateo istituzionale» al nuovo presidente, è stata sempre la convinzione di Bertinotti. In più, una soluzione del genere pare concedere maggiori possibilità alle ambizioni di Massimo DAlema, e dunque ieri lanticipo dellelezione del Capo dello Stato è stato fortemente sostenuto dai leader della Quercia.
È uno schema che naturalmente stoppa le velleità prodiane di risolvere la partita al più presto, con un incarico già a metà della prossima settimana. Prodi ne ha dovuto prendere atto, correggendo il tiro: «Lobbiettivo è quello di prepararci per quando ci sarà dato lincarico, se sia prima o dopo il nuovo presidente della Repubblica...». Con un DAlema che corre per il Colle, la partita per la Farnesina, una delle caselle più importanti del nuovo governo, torna in alto mare. Si è dapprima immaginato di ripristinare la vecchia proposta di assegnare gli Esteri a Fassino. Ma questo avrebbe comportato per compensazione Rutelli allInterno e ricadute sul puzzle faticosamente messo in piedi in questi giorni. Scartata per il momento la disponibilità di Giuliano Amato (il suo nome resta quello preferito da Prodi per il Quirinale e potrebbe tornare in ballo soltanto dopo una sconfitta), ieri allora si è anche pensato a una personalità fuori dai giochi, con esperienza internazionale - soprattutto europea - già sperimentata, e grande competenza economica (per rassicurare i mercati internazionali). Un identikit calato a pennello per Mario Monti.
Le altre novità rispetto ai giorni scorsi riguardano allora piccoli aggiustamenti. Torna per esempio a farsi strada lidea di dare una forte visibilità alle donne, e Giovanna Melandri, molto amica di Prodi, potrebbe diventare la Sottosegretario alla Presidenza. Fassino e Rutelli resterebbero vicepremier con deleghe pesanti: al Ds quella, corposa, per il Cipe; al Dl quella, strategica, per i servizi segreti. Altro nome in grande risalita è quello della ds Anna Finocchiaro, che la Quercia spende indifferentemente per la Giustizia, la Difesa, ma da qualche giorno anche per lInterno. La Difesa, difatti, alla fine potrebbe toccare davvero a Mastella (in alternativa, il Mezzogiorno). Alla Giustizia, ormai tramontata la candidatura del rifondatore Pisapia, si riaffaccia quella del ds Cesare Salvi. Prc attende un ministero con portafoglio, il Welfare, per il suo responsabile economico, Paolo Ferrero. Mentre della rosa presentata sempre ieri da Diliberto, di indipendenti di «area», sembrerebbe poter aspirare alla poltrona di ministro soltanto lo storico Alberto Asor Rosa, magari ai Beni culturali. Per il verde Alfonso Pecoraro Scanio il ritorno alle Risorse agricole è molto meno probabile dellAmbiente, cui però è aperta la strada anche per Patrizia Sentinelli (Prc) e il solito Fabio Mussi (Ds).
Alla Salute ormai si rafforzano le quotazioni di Livia Turco (Ds), allIstruzione quelle di Rosy Bindi (quota Prodi), alla Funzione pubblica quelle di Linda Lanzillotta (Margherita).
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