Michele Boschi
da Milano
Dopo oltre 10 anni torna alla ribalta il progetto di dar vita a un vero colosso nel settore alimentare. Lipotesi di nozze Granarolo-Parmalat, per quanto ancora in fase di studio e con molte incognite da chiarire, punta a rilanciare un comparto che nel recente passato non ha certamente navigato in acque tranquille, e allo stesso tempo sancisce lascesa nellolimpo industriale, dopo quello finanziario con Unipol-Bnl, delle Coop.
LAntitrust ha più volte sottolineato che nessuna possibilità è preclusa e di essere disponibile a esaminare in modo flessibile eventuali dossier riguardanti il gruppo di Collecchio. Lo stesso presidente Antonio Catricalà durante la propria relazione annuale in giugno aveva fatto esplicito riferimento alla norma, che prevede il potere del governo di chiedere lautorizzazione delle concentrazioni, altrimenti vietate, in caso di rilevanti interessi generali per leconomia nazionale, o per particolari crisi industriali. Non che lAuthority tuttun tratto abbia rivoluzionato il proprio modo di operare. Ricordiamo infatti, che solo 3 mesi fa era stato imposto a Parmalat di cedere alcuni marchi, (Matese e Torre in Pietra), per ripristinare le condizioni di concorrenza effettiva in alcune regioni. Più indietro, nel 2001 aveva invece bocciato a Granarolo unoperazione ben più lieve come lacquisto della Centrale del Latte di Vicenza, per non parlare di quando nel giugno del 95 affossò i primi tentativi di approccio tra i due gruppi.
Chiaramente oggi le mutate condizioni di un player come Parmalat hanno ribaltato le carte in tavola. La società guidata dal risanatore Enrico Bondi sta per tornare in Borsa con i conti ripristinati: un margine operativo vicino ai 300 milioni e una redditività del business risalita al 7%. I tempi sono stretti, entro fine ottobre arriverà la sentenza del tribunale sullesito del voto del cosiddetto concordato, cui seguirà il ritorno a Piazza Affari. È qui che, come anticipato ieri da Il Giornale, potrebbe entrare in scena Granarolo. Il progetto che prevede unOpas mista azioni e contanti (1 euro cash per il valore industriale e circa 1,5 euro in azioni della Newco Vsg per i possibili introiti dalle cause legali) ha già lavallo di Banca Intesa (presto al 20% in Granarolo). Lacquisizione verrebbe fatta a leva, ovvero a debito, per circa 1,7 miliardi e avrebbe successo solamente con l'adesione del 50% +1 degli azionisti.
Al gruppo di Luciano Sita per riequilibrare la posizione finanziaria non resterebbe che andare avanti con le dismissioni.
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