Grande festa per «l’uomo in frac»

Concerto pop nel suo paese natale con Laura Pausini, Elisa e Lang Lang L’artista intona le nuove «Italia» di Jovanotti e «Io ci sarò» di Finardi

nostro inviato a Lajatico

Lajatico, paesino dell’entroterra toscano, tanta gente così non l’aveva mai vista in tutta la sua storia. A Lajatico ci è nato Andrea Bocelli, il cantante italiano più conosciuto all’estero. E sulle colline di Lajatico, in un Teatro del Silenzio costruito per l’occasione e che sembra uscito dalle favole, si sono arrampicati oltre seimila spettatori, arrivati anche dal Canada e dal Giappone, per assistere a quello che, per il momento, resta un evento unico nella carriera di Bocelli: un concerto interamente pop, lui che sembra divertirsi davvero solo quando canta le arie d’opera. A festeggiarlo una sfilza di guest-star, tutte accorse a Lajatico: a cominciare da Laura Pausini che con Bocelli ingaggia un duetto di voci da oltre 100 milioni di copie. I due cantano Vivere, vecchio successo di Bocelli tratto dal Mare calmo della sera, con il tenore che, nel corso delle prove, si inginocchia davanti a Laura.
A Lajatico emerge l’anima pop e quella più divertente di Bocelli, capace di far sorridere il pubblico, di far capire davvero perché la voce di questo cantante italiano è così tanto elogiata nel mondo. D’altra parte il Teatro del Silenzio è pieno di telecamere americane della Pbs, network che con Sugar si è assicurato i diritti per la produzione del dvd che uscirà nei prossimi mesi.
All’inizio del concerto arriva la voce di Giorgio Albertazzi che parla di un teatro fatto di terra e aria e basta guardarsi intorno, al tramonto quando Bocelli ha voluto dare il via allo show, per capire il senso delle parole. Arriva il sax di Kenny G, poi il giovanissimo genio cinese del piano Lang Lang. Con lui Bocelli intona uno degli inediti presentati nel corso della serata: Io ci sarò, testo di Eugenio Finardi. «Quando l’abbiamo registrata in studio – confessa Bocelli - mi è capitata una cosa che non mi era mai successa, neanche quando ho cantato la Bohème o la Tosca. Mi è toccato smettere perché mi sono commosso alla morte. Il testo racconta di quel che un padre dice al figlio dal quale deve separarsi a causa della rottura con la madre. Questa è una piaga che tocca ormai gran parte della popolazione italiana, purtroppo ha toccato anche me».
Sul palco sale Elisa, altra superstar italiana: insieme cantano un brano del 1968 di Mogol, La voce del silenzio. Poi Sarah Brightman, musa di Andrew Lloyd Webber, con la quale Bocelli ha condiviso il successo mondiale Con te partirò che scatena l’emozione e l’applauso, interminabile, del pubblico nel finale. Bocelli ha ancora voglia di divertirsi, di sorprendere chi continua in Italia a snobbarlo, forse infastidito dal suo enorme successo: sembra un crooner di razza quando intona Besame mucho, Somos Novios, Over the rainbow e Can’t help falling in love rivelandosi un fan di Elvis.
Ma c’è ancora spazio per una sorpresa gustosa quando sul palco sale il trombettista Chris Botti: Bocelli canta un altro inedito, Italia, con testo di Jovanotti. Una piccola, e controcorrente, «dichiarazione d’amore per la propria terra – spiega Bocelli - poche parole ma scritte alla maniera di Lorenzo».


Sul palco salgono tutti per il gran finale, anche David Foster, il produttore delle star, che ha giocato un ruolo importante nella carriera di Bocelli, guardato con orgoglio da Caterina Caselli e Filippo Sugar che, con la loro casa discografica indipendente osservano con soddisfazione il successo mondiale di Andrea e quello italiano dei Negramaro, dominatori delle classifiche italiane. Il trionfo è assoluto, Lajatico sembra il centro del mondo in questa notte stellata.

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