Grecia, aumenta il pressing Ue per misure anti-deficit più dure

È una strada a senso unico quella che l’Europa sta imponendo alla Grecia per risanare le proprie disastrate finanze pubbliche. Una via che conduce inevitabilmente alla messa a punto di misure aggiuntive, in modo da onorare l’impegno che Atene si è assunta di abbattere di quattro punti il disavanzo entro la fine dell’anno.
La linea dura ha insomma prevalso. Dopo la Germania, già la scorsa settimana dichiaratasi fermamente contraria alla concessione di aiuti finanziari, anche l’Austria e i Paesi nordici hanno manifestato ieri durante la riunione dell’Ecofin la necessità di un’azione ancor più rigorosa da parte del Paese ellenico. Questa posizione di fermezza è riassunta nelle parole di Jean-Claude Juncker: «I cittadini europei non sono disposti a sopportare i costi degli errori greci», ha spiegato il presidente dell’Eurogruppo.
Il ruolino di marcia è, a questo punto, definito. Entro il 16 marzo la Grecia dovrà presentare una cura anti-deficit ancora più drastica, se i conti pubblici dovessero subire un ulteriore deterioramento. Alla metà del prossimo mese Atene dovrà infatti consegnare il primo rapporto sullo stato di attuazione del programma di stabilità e dei provvedimenti supplementari già adottati. Ma già la prossima settimana, ha annunciato il neo commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, i rappresentanti della Commissione Ue voleranno nella capitale greca assieme agli esperti del Fmi «per verificare già ora i primi risultati presi dal premier Papandreu».
Alle fine del 2009 il rapporto deficit-Pil della Grecia è schizzato al 12,7, e il governo si è impegnato a portarlo entro fine 2010 all’8,7% e a meno del 3% entro il 2012. Come? Papandreu ha annunciato nei giorni scorsi l’intenzione di agire su tre versanti (aumento delle imposte sui carburanti, taglio degli stipendi pubblici e riforma delle pensioni), provocando subito tensioni sociali sfociate in una raffica di scioperi e nella bomba esplosa ieri, senza per fortuna provocare vittime, davanti agli uffici di Atene di JP Morgan.
Governare lo scontento sarà ancora più difficile se il governo sarà costretto a dilatare il programma anti-deficit. «Il programma del governo greco per risanare i conti è insufficiente», ha affermato il ministro delle Finanze svedese, Andre Borg. Sulla stessa linea, ma con altre parole, il vice ministro delle Finanze tedesco, Joerg Asmussen: «La Germania considera necessarie ulteriori misure per ridurre il disavanzo greco». Il consiglio Ecofin ha esortato la Grecia a delineare e ad attuare al più presto, iniziando nel 2010, un «ambizioso e ampio pacchetto di riforme» che individui specifiche misure che coprano i salari, la riforma delle pensioni, le riforme sanitarie, le amministrazioni pubbliche, l’ambiente per le imprese, la produttività e la crescita dell’occupazione». Secondo Juncker, misure supplementari potrebbero anche includere un rincaro dell’Iva e delle accise sui beni di lusso e sui prodotti energetici.
La Grecia non può più scantonare dal percorso che l’Europa le ha imposto.

Di fatto, il Paese è ormai un sorvegliato speciale. Dopo la prima verifica del 15 marzo, ne scatterà un’altra a metà maggio; le successive avranno cadenza trimestrale. Intanto, anche ieri, nessuna indicazione è giunta dall’Ecofin su eventuali aiuti finanziari ai greci.

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