"Grillo vs Grillo" Politico scorretto, comico perfetto

"Grillo vs Grillo" Politico scorretto, comico perfetto

Nel 1967 Guy Debord nel saggio La società dello spettacolo predisse ciò che sarebbe avvenuto alla fine del XX secolo: l'industria pesante sarebbe stata completamente soppiantata da una forma molto più leggera basata sull'intrattenimento e sulla comunicazione.

Per una volta l'Italia è arrivata prima di Paesi ben più importanti a realizzare tale scenario, nel mondo del lavoro e soprattutto in quello della politica. Dal 1994 in poi lo schema dei vecchi partiti ha subito diversi attacchi, è entrato in crisi, si è soltanto parzialmente risollevato, fino alla prossima spallata, che sarà certo decisiva. E stavolta non ne resterà più traccia.

Silvio Berlusconi e Beppe Grillo sono gli unici leader (non) politici che hanno radicalmente trasformato la politica partendo da esperienze esterne, fuori da qualsiasi scuola o accademia. Non si parla qui della loro incidenza sociale, ma della capacità di trasformare un linguaggio vetusto e consunto. Prova ne sia che le loro storie sono disponibili su Netflix, la tv del presente, la sola oggi in grado di rivolgersi a un nuovo pubblico post-ideologico, fluido e dinamico, indifferente al concetto di appartenenza immobile.

Grillo vs Grillo non è soltanto la registrazione (poco più di un'ora e mezza) dell'ultimo spettacolo del comico genovese al Teatro Politeama della sua città. Rappresenta piuttosto un ritorno dell'uomo, attorno al quale si raduna il maggior consenso, allo strumento di comunicazione per eccellenza: non la televisione generalista, ma la piattaforma oltre la rete.

Fingendo di lottare contro una personalità duale, Grillo alterna il racconto della propria vita, dalla famiglia alla gavetta, dal successo all'epurazione, dallo spettacolo alla costituzione del M5S, a divertentissimi sipari sull'attualità a 360 gradi. Lo stile è quello che gli conosciamo, collaudato da anni di istrionismo impareggiabile: impossibile non ridere alla raffica di battute, pur sovrapposte a toni oracolari e frammenti di comizio populista.

Si può (e forse si deve) non essere d'accordo con lui per la superficialità unilaterale con cui affronta temi seri, contestandogli il solo approccio di pancia che nei secoli non ha mai funzionato, perché altrimenti tutto si risolverebbe con semplicità. Però il Grillo politicamente scorretto, che chiama le cose con il loro nome, che mette in ridicolo le nuove mode, che sputtana le banche, ci piace molto.

Certo, il tempo è passato anche per lui: ogni tanto sbrodola, insistendo troppo su fatti arcinoti e il recupero della memoria di un tempo ce lo rende un po' invecchiato. Ma si tratta di passaggi, perché il senso del ritmo non gli manca, la mimica facciale e il lavoro sul corpo restano di prim'ordine.

Un tour, Grillo vs Grillo, che sta raccogliendo molto successo nei teatri italiani, diverso sera dopo sera. Il suo primo mestiere, per cui passerà alla storia, è ancora il comico. Sicuramente è lui l'erede di Lenny Bruce, anche se forse terrebbe di più allo scranno del potere.

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