In guerra per il business anti Cav: gli editori del «Fatto» ai ferri corti

Il Fatto è anche litigio quotidiano. L’editore «Aliberti» contro i concorrenti «Chiarelettere», un giornale che forse fa gola a qualcuno e la paura di rubarsi le firme a vicenda. C’è maretta nell’aria sinistra che governa il giornale di forcaioli e dipietristi, come ha scritto ieri Italia Oggi? A sentire i contendenti si direbbe di sì, qualche scintilla c’è stata.
La guerra fredda tra Francesco Aliberti e Lorenzo Fazio, azionisti del Fatto con il 16% a testa, è stata dichiarata ufficialmente quando il primo (Aliberti) ha chiesto tramite il proprio rappresentante di portare i consiglieri di amministrazione da 5 a 7: una richiesta legittima, dato che Aliberti è l’unico socio importante escluso dal Cda. E invece niet. «È vero - dice Aliberti al Giornale - la risposta è stata negativa. Un Cda a sette, questa è stata la motivazione, renderebbe la governance del giornale più difficile». Troppe teste a decidere, insomma.
Secondo Italia Oggi Aliberti e Fazio, editore di Chiarelettere, sono in rotta perché vanno a caccia di lettori (e firme) nella stessa riserva di caccia: giustizialismo un tanto al chilo, antiberlusconimo dipietrista, grillismo, popolo viola e via sinistrando. L’oggetto del contendere sarebbe tra gli altri Marco Travaglio, autore Chiarelettere che Aliberti editore vorrebbe «strappare» al socio - avversario Fazio. «Assolutamente no - insiste Aliberti - è vero che ultimamente abbiamo pubblicato due libri su Popolo viola e Piazza Fontana, ma noi siamo una casa editrice generalista, pubblichiamo anche Bud Spencer e Alberto Fortis. E poi annoveriamo tra i nostri autori anche Sandro Bondi, Mara Carfagna e, tra qualche settimana, Gianni Alemanno». Ma è anche vero che i libri di Paolo Guzzanti e Patrizia D’Addario, che nelle librerie hanno avuto un buon successo, qualche invidia in Lorenzo Fazio, ex amministratore delegato della Bur e proprietario del 51% di Chiarelettere (gli altri soci sono tra gli altri Messaggerie Italiane e Sandro Parenzo di Telelombardia) devono averla suscitata. Eppure Fazio, contattato dal Giornale, è lapidario: «Non sapevo di aver avuto scazzi con Aliberti. Non ci siamo proprio parlati».
Insomma: business is business, a sinistra come a destra. Soci sì, amici no. Ma all’accusa di essere «di sinistra» come proprietario di giornali e anche come editore, Aliberti precisa: «Ha presente Voltaire? Non condivido però.... Questa è la linea della mia casa editrice». E l’ultimo libro pare confermarlo.

Una biografia non autorizzata di Gianfranco Fini, curata dall’ex giornalista del Secolo d’Italia Enzo Palmesano che bolla il cofondatore Pdl come «fascista immaginario». Più bipartisan di così...
felice.manti@ilgiornale.it

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