La guerra indiana ai voli low cost: hostess e steward da passerella

La compagnia di bandiera mette a dieta i dipendenti: solo belli e magri, come quelli della rivale «Kingfisher»

Eleonora Barbieri

La concorrenza, ormai, è spietata, soprattutto nei cieli: lo sa bene l’Air India, compagnia di bandiera del gigante asiatico che, per combattere le rivali low-cost, ha deciso di dare una svolta «estetica» al proprio personale di bordo. Niente più hostess e steward con chili di troppo o con qualche difetto fisico: i viaggiatori devono essere circondati soltanto da belle ragazze e giovani prestanti.
La nuova direttiva è stata approvata, ufficialmente, per ragioni di sicurezza: in caso di emergenza, sostengono infatti i dirigenti dell’Air India, è necessario che l’equipaggio sia agile e veloce e, quindi, non appesantito dall’adipe in eccesso: «Se non riescono ad allacciarsi la cintura - ha spiegato con delicatezza il portavoce Prasad Rao - come possono aiutare i viaggiatori?». Il ragionamento è sorretto anche dai numeri: secondo le stime dell’azienda, su 1600 persone, il dieci per cento è in sovrappeso. E ora hanno tre mesi di tempo per dimagrire, altrimenti rimarranno a terra. La sicurezza, però, non è una delle pecche della compagnia, anzi: piuttosto, le vengono imputati ritardi continui e servizi poco efficienti. Così, per non perdere clienti, l’Air India ha preso accordi per acquistare 68 velivoli nuovi di zecca; ma, soprattutto, ha avviato una politica di selezione del personale particolarmente mirata: solo hostess e steward belli e magri, per risollevare l’immagine della compagnia.
La rivoluzione è cominciata a maggio quando, per regolamento, l’assunzione è stata limitata alle persone dal viso assolutamente senza brufoli o segni di acne giovanile; anche chi, pur essendo già dipendente, non rientrasse nei canoni, non poteva più lavorare a bordo. Il nuovo e più drastico regolamento è probabilmente destinato a funzionare, visto che il personale non ha trovato nulla da eccepire: «Siamo favorevoli alla decisione - ha infatti dichiarato Raju Joshi dell’associazione degli assistenti di volo dell’Air India -: dopotutto è per il nostro benessere fisico e per migliorare le nostre condizioni lavorative». Tutti d’accordo, insomma: in volo solo signorine col corpo da sfilata. L’idea, d’altronde, non è una novità ma, finora, era appannaggio delle compagnie a basso costo, come la connazionale «Kingfisher», lanciata dall’affarista indiano Vijay Mallya. Il principio ispiratore per il magnate della birra è stato quello di «ridefinire l’esperienza del volo in India», un concetto molto ampio, visto che include una serie di servizi aggiuntivi, fra cui i massaggi durante il viaggio. Le sue hostess sono tutte bellissime modelle, vestite in abiti occidentali e succinti: abbandonato il casto e tradizionale sari, l’uniforme punta su minigonne, spacchi, calze in seta e camicette attillate, indossate da ragazze sempre sorridenti e ben preparate da appositi «corsi».
Un metodo poco politically-correct, che al patron della «Kingfisher» è valso un immediato successo: tanto che Mallya è stato soprannominato il «Branson indiano». Il miliardario della Virgin, infatti, è stato il primo a dotare i velivoli della sua linea aerea di hostess attraenti.

Un’iniziativa che ha salvato la compagnia in un momento di grosse perdite ma che, in Australia, ha portato anche a una causa contro la Virgin Blue: otto donne, fra i 35 e i 56 anni, hanno accusato la società di essere state discriminate a causa della loro età. La Virgin Blue si è detta «estremamente sorpresa», ma il Tribunale del Queensland ha dato ragione alle otto imperfette.

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