RomaDunque, prima il voto sulla Finanziaria, poi la verifica al Senato e, solo dopo, Silvio Berlusconi si presenterà alla Camera. Renato Schifani vince così il derby istituzionale con Gianfranco Fini e, di conseguenza, anche il centrodestra fa suo il braccio di ferro «tattico» con lopposizione: a Palazzo Madama, dove il Cavaliere ha i numeri dalla sua, il governo dovrebbe ottenere la fiducia e rafforzarsi quel tanto per resistere ancora e per scongiurare ipotesi di ribaltone.
Lhanno chiamata «la guerra delle mozioni» e si è combattuta a fil di regolamenti e di precedenti. Uno scontro durato un paio di giorni e solo apparentemente di lana caprina. Pd e Idv, pur accettando di rimandare tutto a dopo la legge di stabilità, volevano che si cominciasse il giro esaminando la loro mozione di sfiducia a Montecitorio: cioè giocando in casa la prima partita, dove il governo non ha una maggioranza senza i finiani, speravano di trascinare anche Fli e di mettere allangolo il premier. Il Pdl invece ha chiesto e ottenuto «linversione di campo»: del resto lultima volta che si è presentato in Parlamento per un chiarimento politico lha fatto alla Camera e la consuetudine vuole che ci si alterni rigorosamente.
Soddisfatto Renato Schifani: «LItalia chiede stabilità e governabilità - dice - per questo serve un alto senso di responsabilità da parte di tutte le forze politiche. La cosa più importante adesso è fare in modo che il Parlamento si pronunci definitivamente sulla legge di stabilità finanziaria e di bilancio dello Stato, vitale per la situazione del nostro Paese. Le mozioni verranno esaminate subito dopo». Martedì il giorno chiave per la calendarizzazione: la conferenza dei capigruppo di Montecitorio si riunirà alle 9, quella di Palazzo Madama alle 13.
Come andrà a finire? Secondo il presidente del Senato «chi ha vinto le elezioni deve governare» perché allItalia serve stabilità. «I nostri cittadini - spiega da Cuneo, dovè in visita in occasione dei 150 anni dellistituzione della Provincia - chiedono sicurezza di prospettive, certezza di scelte, attuazione del programma elettorale che è stato premiato dalle urne. Ne hanno pieno diritto e sono stanchi delle continue tensioni e della tante discussioni che non sentono proprie e sono lontane dai loro bisogni. Il pericolo sempre più concreto è che si crei una distanza sempre maggiore tra elettori ed eletti, una spaccatura che rischia di diventare sempre più incolmabile».
Schifani conclude con accenno al federalismo: «Avanti con le autonomie ma lunità nazionale rimane un elemento fondante. É una riforma da attuare abbinandola alla solidarietà. Evitiamo però errori e semplificazioni».
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