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«Guerrini ha ragione, è una norma assurda»

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da Milano

«Gli indici di congruità? Se qualcuno nel governo ha pensato una cosa del genere, mi auguro che la rimetta in un cassetto. E mi associo in modo totale alla denuncia del presidente di Confartigianato, Giorgio Guerrini».
È sconcertato Daniele Capezzone, deputato della Rosa nel pugno e presidente della commissione Attività produttive della Camera: «È una proposta assurda dal punto di vista teorico, perché in nessun Paese Occidentale lo Stato stabilisce quanti dipendenti un’azienda deve avere, e anche da quello pratico: in Italia il 95% delle imprese ha meno di 10 dipendenti, il 98% ne ha meno di 20. Si rischia di scrivere l’ennesimo capitolo del libro nero di aggressioni alle piccole imprese, dopo quello fiscale, col decreto Visco e il giro di vite sugli scontrini». Una politica che oltretutto, sostiene Capezzone, non risponde neppure al proclamato scopo di combattere il lavoro sommerso: «Non serve minacciare chi paga le tasse o criminalizzare le piccole imprese: serve, invece, creare un meccanismo virtuoso e positivo. A livello fiscale, la strada giusta è il contrasto di interessi, cioè consentire al contribuente di scaricare fatture e ricevute. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, occorre rendere conveniente la regolarizzazione: a esempio, con la detassazione degli straordinari, che non a caso è una delle proposte centrali del neopresidente francese Sarkozy, a favore sia dei lavoratori che dei datori di lavoro. Credo che la Francia sia un modello da seguire in questo campo».
Ma la piccola impresa va sostenuta fin dal suo nascere: «Sono fiero - dichiara sempre Capezzone - che la mia proposta di legge per semplificare l’apertura delle aziende abbia incassato l’approvazione bipartisan alla Camera, dieci giorni fa, e sono fiducioso che avvenga altrettanto alla commissione Senato. Basta pensare che attualmente sono necessarie 80 autorizzazioni da 20 amministrazioni diverse per aprire una lavanderia, 78 da 18 amministrazioni per una carrozzeria. La mia proposta prevede, invece, una semplice autocertificazione al Comune, e controlli successivi all’apertura, come avviene in tutto il mondo».


Giudizio negativo anche dalla Confcommercio: «Già sul piano fiscale - afferma il vicedirettore generale Costante Persiani - gli indici di congruità si trasformano troppo spesso in presunzioni di colpevolezza. Applicarli, poi, al mercato del lavoro è un’ipotesi da respingere decisamente: sono già a disposizione ben altri mezzi per controllare il lavoro sommerso».

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