Guerritore, la donna giusta che salvò migliaia di ebrei
12 Maggio 2006 - 00:00Quasi finita la nuova fiction «Exodus» che racconta la storia di Ada Sereni: nel 45 aiutò 25.000 persone a raggiungere Israele
Paolo Scotti
da Roma
La banalità del bene. Ovvero: quando essere eroi significa semplicemente seguire la voce della propria coscienza. «Ada non era uneroina. O meglio: lo divenne solo perché si comportò da persona giusta». Splendida in un elegantissimo abito da sposa anni Trenta, la sigaretta fra le labbra, i tecnici che le girano attorno per sistemarle lacconciatura, Monica Guerritore si riposa sui gradini in marmo della sinagoga di Roma. È solo la terza volta in ventanni che il tempio maggiore di Roma concede ad una troupe cinematografica di effettuare delle riprese al proprio interno. Lonore tocca in queste settimane a Exodus, la nuova fiction prodotta dalla Rai e da Mario Rossini, «che è stata accolta a braccia aperte dalla comunità ebraica - come fa notare il suo regista Gianluigi Calderone - perché narra una storia vera che sta a cuore a tutti gli ebrei della capitale».
LAda in abito da sposa e dal dolente volto della Guerritore è Ada Sereni, lebrea che nel 27 a Roma sposò Enzo, con lui nel 1927 si trasferì in Palestina per fondare un kibbutz e quindi, tornata nel 45 in Italia per rintracciare il marito che nel frattempo era entrato a far parte della Resistenza ed era misteriosamente sparito, si impegnò in una vasta attività daiuto nei confronti degli ebrei che, appena terminato il conflitto, decidevano di emigrare in Israele nonostante lostracismo dellInghilterra. «Con una forza incrollabile, nonostante laspetto minuto, con un coraggio da leone, nonostante la relativa inesperienza in queste faccende, Ada Sereni riuscì a far partire dallItalia, grazie allorganizzazione clandestina Aliàh Bet, attraverso sofferte e penose odissee da tutta Europa, ben 25mila persone - racconta Monica Guerritore - ma non fu e non si comportò mai da eroina. Anche lei, come Perlasca o Palatucci, o tanti altri dei quali magari non sapremo mai neppure il nome, seguì semplicemente limperativo morale che le ingiungeva di aiutare gli altri. Anche la sua storia è riaffiorata solo da pochi anni, grazie al libro autobiografico I clandestini del mare, da cui è tratta la sceneggiatura firmata dal grande Nicola Badalucco e grazie alla quale ora la sua vicenda diverrà nota al grande pubblico».
Linteresse di Exodus (titolo che potrebbe anche cambiare: «Non vogliamo confusioni - spiega il regista - con lomonimo film americano interpretato da Paul Newman») risiede in quelli che lo stesso Calderone definisce «diversi temi». La storia personale di Ada Sereni e del suo amore per il marito Enzo (Thomas Trabacchi); la disputa filosofica che lo stesso Enzo, nel frattempo tenuto prigioniero dal nazista Aschenbach, intavola col suo carceriere sul tema del fascismo e della libertà. Infine lavventuroso viaggio che Ada riesce a far intraprendere ad alcune figure-simbolo dei profughi ebrei di quegli anni: dal sopravvissuto al campo di sterminio che non sa reggere ai ricordi e si suicida (Fabio Camilli), allebrea che vive nel tormento di non essere riuscita a salvare dai forni il proprio bambino (Loredana Cannata).
Cè poi da osservare che, tra le infinite storie ispirate allapocalisse della Shoah, questa «ha loriginalità di essere coniugata tutta sul versante della speranza - osserva il regista -.
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