Hayez, quel bacio appassionato che non smette di commuovere

Simbolo del Risorgimento, il «Bacio» di Francesco Hayez (1791-1882) non solo fece innamorare il regista Visconti, ma una delle sue quattro versioni (la più nota è quella custodita a Brera, ma in totale sono quattro) sta facendo impazzire il mondo, tanto che la Casa d’aste Sotheby’s di Londra l’ha quotato 800mila euro. Si tratta di uno dei più popolari dipinti lombardi, intrinseco d’erotismo ma anche di credo politico: rappresenta l’addio di un patriota alla sua amata, preso come spunto anche da Luchino Visconti per le scene di «Senso» a narrare il bacio più drammatico della storia tra il tenente austriaco Franz Mahler e la contessina italiana Livia Serpieri. Amato persino dai giapponesi, che si recano apposta in un angolo dell’Accademia braidense per fotografarlo, è l’opera più rappresentata su quaderni, diari, manifesti, calendari, puzzle. Fu esposta per la prima volta a Brera nel 1859 (donata da Alfonso Maria Visconti nel 1886). Ciò che stupisce è che, dopo un secolo e mezzo, guardare quei due giovani amanti continua a commuovere.

Un «bacio» usato in maniera melensa sulle copertine dei romanzi rosa, ma allo stesso tempo un simbolo seduttivo al punto che il critico Francesco Dall’Ongaro nel 1872 volle ribattezzarlo «il bacio del volontario», richiesto da centinaia di committenti al punto che Hayez fu convinto - appunto - a farne altre tre versioni. La tela andata all’asta fu spedita all’Esposizione Universale di Parigi nel 1867, dove ebbe un grandioso successo.

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