Gentile signora Serafini Anna,
la prego di rinunciare, sia pure provvisoriamente, allevocazione di un documento corposo come la Dichiarazione universale dei diritti delluomo e di credere che per ora non ci sono colpi di Stato in atto, né odiosi complotti maschilisti orditi contro di lei, o contro le altre «first lady». La nostra democrazia non è in pericolo e lei potrà tranquillamente conservare la sua granitica fiducia nella politica e nelle donne.
Ciononostante le confesso che ho letto e riletto la sua lettera e il mio articolo che lha generata, senza capire da cosa nasca la sua indignazione. Riferivo (e lei non lo contesta) che a Controadinolfi lei ha rivolto una domanda retorica alla nostra categoria sottolineando che nessuno fa a Massimo DAlema le domande giuste, e soprattutto che nessuno gli chiede conto della sua incoerenza nellattaccare Prodi dopo averlo sostenuto. Le riconoscevo e le riconosco anche oggi di avere ragione. Scrivevo che con «le mogli di» e le loro dichiarazioni, spesso per noi giornalisti si pone un problema sia quando si dissociano dallopinione dei mariti, sia quando sono in sintonia con loro. Mi pare innegabile, ma non cè nulla di sessuato in questo; varrebbe anche il contrario. Se il compagno della Melandri (lavvocato Morelli, peraltro simpaticissimo) si candidasse in An sarebbe sempre una notizia. È ovvio quindi che se lei critica DAlema («da politico», come dice lei) si tratti di una notizia anche perché suo marito non fa altrettanto. Ma questo non è, come lei vuole suggerire, «maschilismo». Se il portavoce di Fassino, Gianni Giovannetti dicesse per esempio che DAlema è «un pirla» sarebbe ugualmente una notizia. Se il Bill Clinton di oggi attaccasse Al Gore, mentre Hillary Clinton lo elogia, sarebbe sempre una notizia. E se invece la sua indignazione è dovuta al titolo che con una sintesi giornalistica la definisce «lady Fassino», vorrei che lei si tranquillizzasse, non cè nulla di offensivo per lei. «Hillary Rodham» non si sente «una ventriloqua» per il fatto che la definiscano Clinton.
Quanto alla sua opinione su DAlema, la stupirò: la ritengo molto più interessante di quella di Fassino (che come ho scritto è meno libero di lei, per evidenti motivi legati al suo incarico). Anzi, su questo giornale siamo pronti a offrirle una intera pagina di intervista (a partire da oggi quando vuole lei) se vorrà spiegarci meglio cosa pensa dellonorevole DAlema e del Partito democratico: spiegarci quello che avrebbe detto nel seminario di Orvieto se i «maschilisti» dellUlivo (tra cui solo incidentalmente suo marito) non le avessero negato la parola.
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