Hina e Sanaa quando l’integralismo uccide in famiglia

Il rapimento a Fano (in provincia di Pesaro Urbino) della ragazza pachistana di 17 anni, da parte del padre che non gradiva comportamenti «troppo occidentali» ricorda, nelle motivazioni, le drammatiche vicende di Hina Saleem e di SanAa Dafani.

IL CASO HINA

Hina Saleem aveva 21 anni, era pakistana e viveva da tempo in Italia. Il suo corpo, segnato da diverse coltellate e avvolto in alcuni sacchetti di plastica, era stato trovato sepolto nel giardino della casa dei suoi genitori a Sarezzo, in provincia di Brescia. Il padre e lo zio l’avevano fatta a pezzi. Un delitto d’onore perché le ragazza si ribellava ai costumi della sharia e voleva vivere come una qualunque ragazza italiana. Magari con un ragazzo italiano che la amava. E che poi fu quello che denunciò per primo la sua scomparsa. Era l’11 agosto del 2006. La ragazza fu trovata nel giardino di casa, seppellita dai suoi assassini. Per quell’omicidio, il padre è stato condannato a trent’anni di carcere.

IL CASO SANAA

Saana Dafani fu accoltellata dal padre mentre si trovava in auto con il fidanzato. La ragazza, una 18enne di origine marocchina, morì dissanguata lo scorso 16 settembre in un boschetto di Montereale Valcellina, in provincia di Pordenone, dove cercava di sfuggire alla furia del genitore. Anche questa è una tragedia dietro alla quale ci sono dei motivi religiosi. Sanaa Dafani stava con Massimo De Biasio, 31 anni. El Katawi Dafani, il padre, un aiuto cuoco di 45 anni che lavorava a Pordenone, di quella relazione non ne voleva neppure sentir parlare.

Troppo occidentale nei costumi, Sanaa, e troppo legata a quel ragazzo non islamico. Per questo il padre aveva minacciato di riportarla in Marocco. Invece fece di peggio: accecato dalla furia la uccise. Ora si attende il processo.

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