«Ho lasciato l’auto blu, giro in autobus»

Mi sono rimasti un ufficio e una segretaria

«Ho lasciato l’auto blu, giro in autobus»

RomaOnorevole Irene Pivetti, la disturbo?
«No, sono in auto verso Fiumicino, parto per l’Albania per un evento della mia Onlus Learn to be free».
Sta viaggiando con l’auto blu?
«No, sono 10 anni che non ho più l’auto di servizio, 15 che non ho più la scorta».
E come si vive senza l’auto blu?
«Ci si rende conto che è difficile trovare parcheggio».
Come si muove per Roma?
«Viaggio quasi sempre in autobus».
Lo usa saltuariamente o costantemente?
«Lo uso spesso, anche se ho la patente e la mia auto. Ma i mezzi pubblici sono decenti e, appunto, eliminano il problema del parcheggio».
Ha l’abbonamento dell’autobus?
«Sì, sono passata da quello mensile a quello annuale, tessera intera rete, per il timore di dimenticarmi di rinnovarlo. E poi la tessera annuale conviene».
Farsi trovare senza biglietto sarebbe un po’ imbarazzante.
«Sì, meglio evitare. Io poi da questo punto di vista non sono molto fortunata. Soltanto una volta in tutta la mia carriera scolastica ho bigiato un’ora di ginnastica e sono rimasta in classe e proprio in quell’occasione la preside ha fatto il giro delle aule».
La gente la riconosce?
«Sì, mi fermano spesso e mi raccontano le piccole cose della quotidianità. Cerco sempre di ascoltare tutti, mi interessa e mi diverte. Evito di dare corda soltanto quando sono insieme ai miei figli».
Come la identificano? Come l’ex presidente della Camera o come personaggio televisivo?
«Come la Pivetti, mettono dentro un po’ tutto. Qualcuno mi chiama anche ministro...».
I politici dovrebbero frequentare di più i mezzi pubblici?
«L’autobus ha il suo perché a livello di contatto con la gente. Non puoi presiedere l’Atac o l’Atm senza prendere di tanto in tanto l’autobus o le Ferrovie senza prendere il treno. Allargando il discorso non puoi fare il politico se non hai il piacere di stare in mezzo alla gente».
Cosa le è rimasto in termini di benefit come ex presidente della Camera?
«Un ufficio e una segretaria».
Riceve un vitalizio?
«Non prendo un euro. Al compimento del 65esimo anno prenderò la pensione, per la quale continuo a versare i contributi con il mio lavoro».
Cosa ne pensa del dibattito sui privilegi della Casta?
«Che è giusto controllare i costi ma senza indulgere eccessivamente nella demagogia».
Come si fa a distinguere tra esercizio di critica e demagogia?
«Guardi, c’è un’esigenza di fondo: avere una politica trasparente e onesta. A volte nel fare polemica si scende a un livello troppo basso. È verissimo che i parlamentari hanno rimborsi accessori troppo alti. Ma il punto è l’apparato dei nominati. Intendo le Authority, le Agenzie. È quello che deve dimagrire. Il Parlamento è la trincea della democrazia, non fa bene a nessuno sminuirne la credibilità».
Lei entrò alla Camera in tempi di furia antipolitica.
«É vero, fu un’ubriacatura generale, ci furono episodi robespieriani. Non li rimpiango».
Lei ha attraversato molte vite.

Le piacerebbe tornare a sedersi di nuovo in Parlamento?
«La politica è un’attività altissima ma in questo momento vive una crisi di credibilità, anche se ci sono persone di cui ho apprezzato l’attività di governo come Alfano, Gelmini, Sacconi, Romani, Formigoni. La politica la frequento visto che faccio anche la lobbista. Ma al momento mi vedo di più in attività manageriali nel sociale».

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