Roma«Naturalmente, visto che il cinema negli Usa è unindustria enorme che ha bisogno di buone storie, appena ne trova una la realizza anche se è già stata girata». È il pragmatismo degli americani a prendere forma nelle parole di David Fincher, il grande regista di The Social Network, arrivato in Italia a presentare il suo Millennium: Uomini che odiano le donne, remake del film svedese di due anni fa diretto da Niels Arden Oplev e tratto dal primo bestseller della trilogia di Stieg Larsson con 65 milioni di copie vendute nel mondo.
Non proprio una novità ma certamente il mestiere, lo stile e lo sguardo del regista insieme agli splendidi titoli di testa che già impazzano su Internet (con la cover di Immigrant Song dei Led Zeppelin cantata da Karen O), ma anche, perché no, il budget di quasi cento milioni di dollari, fanno sì che i 160 minuti di questo corposo thriller scorrano via in maniera spedita. Dove alcune lungaggini e qualche giro a vuoto della storia sembrano imputabili, più che alla fedele sceneggiatura di Steven Zaillian (premio Oscar per Schindlers List), al romanzo originale che però è riuscito a scolpire nellimmaginario collettivo limmagine della protagonista Lisbeth Salander, la hacker-punk molto dark con tatuaggi e piercing resa poi celebre da Noomi Rapace nella prima saga cinematografica di Millennium. Naturale che ora tutti gli occhi siano puntati su Rooney Mara che, dopo il rischio di un primo effetto parodia (i capelli dritti, il trucco troppo marcato), abbassa la cresta e diventa molto più credibile. La sua interpretazione è sorprendente soprattutto nei momenti più drammatici tanto che il New York Times lha descritta come «uno dei personaggi più originali visti da tempo; una ragazza dun incanto misterioso, una Audrey Hepburn con tatuaggi e piercing, con lattitudine di guerriera alla Lara Croft e lintelletto poco sentimentale di Mr. Spock».
La minuta attrice ventiseienne ha accompagnato a Roma il regista che laveva scoperta proprio in The Social Network (ciononostante l'ha comunque sottoposta a snervanti provini)e così descrive il suo personaggio: «È una donna bizzarra, un individuo speciale, forte e fragile allo stesso tempo. È un personaggio pieno di contraddizioni, non sai mai come reagirà. Ma proprio per questo è affascinante».
Sì perché la storia di Millennium: Uomini che odiano le donne è particolarmente torbida, ambigua anche scabrosa, ma rivelatrice di una Svezia di ieri e di oggi a tratti inedita, e vede come protagonisti Mikael Blomkvist (Daniel Craig che in primavera tornerà a vestire i panni dello 007 James Bond con rivale Antonio Banderas), un giornalista finanziario intenzionato a ristabilire la propria reputazione dopo essere stato condannato per diffamazione, e Lisbeth Salander, investigatrice postmoderna, che ha avuto il compito di fare delle ricerche proprio su di lui. A commissionargliele è stato Henrk Vanger (Christopher Plummer), uno degli industriali più potenti della Svezia, che assume proprio Blomkvist per scoprire la verità sulla scomparsa dellamata nipote Harriet avvenuta molti anni prima. Naturalmente Mikael e Lisbeth si incontreranno e si trasformeranno in una peculiare coppia di investigatori. «Ed è proprio questo - racconta il regista - ciò che mi ha attratto della storia. Non credo infatti che i segreti di una famiglia benestante possano attrarre più di tanto in un thriller mentre trovo molto più affascinante la storia di un giornalista quarantenne e di unassistente di venti anni che riescono a lavorare insieme. Al cinema abbiamo visto tutte le coppie di poliziotti, con il bianco e il nero, con il giovane e lanziano, ma mai con un uomo e una ragazza così».
In attesa di uscire il 3 febbraio da noi in almeno 400 schermi, il film negli States alla terza settimana ha già incassato 76 milioni di dollari nonostante la limitante classificazione «R» che prevede lingresso nei cinema dei minori di 17 anni accompagnati da un adulto.
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