Hollywood spegne i film con le sigarette

La presenza di scene di fumo sarà fra i criteri per vietare una pellicola ai minori

Hollywood spegne i film con le sigarette

da New York

Niente fumo, siamo film girati a Hollywood. Con questo irrevocabile messaggio la Motion Picture Association of America, da cui dipendono oltre alla notte degli Oscar anche i temuti ratings «vietato ai minori di...» affissi in calce alle pubblicità delle pellicole, ha deciso che il fumo è da inserire nella lista dei grandi peccati vietati ai minori: sesso, nudità, violenza, linguaggio scabroso e uso di droghe.
Sul grande schermo, a detta dei signori di Hollywood, l’immagine di una giovane attrice come Scarlett Johansson nel ruolo di The Black Dahlia, con quella sigaretta portata lentamente alle labbra come se fosse un bacio, si trasforma automaticamente in pubblicità per le grandi corporation del tabacco come la Philip Morris. Quest’ultima da qualche anno sta cercando di ripulirsi l’immagine di tentatrice di minorenni, dopo alcune cause miliardarie tentate nei confronti della multinazionale da malati di cancro ai polmoni e dai loro eredi: è di due giorni fa la decisione di una giuria dell’Arkansas di multare la compagnia per 2 milioni e mezzo di dollari per non aver «avvertito» un uomo dei rischi cancerogeni della nicotina e solo sei anni fa, nel 2001, un tribunale aveva multato per 3 miliardi la Morris per il cancro di Richard Boeken (l’appello poi aveva drasticamente ridotto la sentenza).
Ma oggi la multinazionale si è detta d’accordo perfino con la decisione della Motion Picture. «Siamo convinti che la decisione di assegnare dei rating ai film nei quali si fuma aiuterà i genitori americani a scegliere quali pellicole permettere ai figli». Cedendo alle pressioni della lobby anti-fumo, Hollywood ha aderito alla crociata per spegnere le sigarette nei film. Lo ha fatto stabilendo un sistema in cui le scene di fumo saranno d’ora in poi definite «glamorized smoking» o «pervasive smoking».
Per anni alcuni gruppi di pressione avevano chiesto che le pellicole con scene di fumo venissero vietate automaticamente ai minori di 17 anni se non accompagnati da un adulto. Dopotutto proprio nei giorni scorsi il Senato del Texas ha varato una legge che vieta ai minori di 19 anni di fumare (si vota a 18 anni e si prende la patente a 17). «Non accetto questo tipo di censura - ha dichiarato Ryan O’Neal, l’attore di Paper moon, che pur nella vita non fuma -. Non mi è mai piaciuto girare una scena in cui dovevo accendere una sigaretta, ma ora stiamo esagerando con la mancanza di libertà».
L’idea è di valutare caso per caso se le scene contribuiscano a dare delle sigarette un’immagine glamour: se cioè spingano all’emulazione, a dispetto delle campagne sostenute dalla medicina e dal governo.

Tra i paladini della linea dura c’è il fumatore pentito Joe Eszterhas, lo sceneggiatore di Basic Instinct, che a forza di fumare si è ammalato di cancro alla laringe e oggi assicura che non metterebbe più la sigaretta in bocca a Sharon Stone, né farebbe accendere una Marlboro dietro l’altra a Jennifer Beals, la tuta blu supersexy di Flashdance.

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