È tornato di nuovo. Il presidente deposto Manuel Zelaya ha rimesso piede in Honduras e il Paese è tornato nel caos. Il suo rientro ha fatto scattare duri scontri tra la polizia e le migliaia di sostenitori infuriati per il golpe che lo ha destituito alla fine di giugno. In balia di due leader che si contendono il potere - al governo siede attualmente il presidente provvisorio, o golpista, di origini italiane Roberto Micheletti - lHonduras è tornato ieri al coprifuoco, prolungato di 26 ore, alla chiusura dellaeroporto e agli scontri di piazza. Scontri che rispecchiano la spaccatura di un Paese in cui due leader si contendono il consenso. E ieri la vicenda è uscita dai confini nazionali quando anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha chiesto al governo de facto al potere a Tegucigalpa di accettare «una soluzione negoziata e democratica» che autorizzi il ritorno al potere del presidente rovesciato Manuel Zelaya. «Non possiamo più accettare colpi di Stato - ha detto Lula - precisando che sia il Brasile sia gli Stati Uniti devono lavorare per rafforzare la democrazia in America latina.
Ma lobiettivo sembra ancora lontano. La polizia si è scontrata ieri con circa 4mila sostenitori di Zelaya fuori dallambasciata brasiliana, dove lex presidente si è rifugiato dopo essere tornato nel paese per cercare di riprendere il potere. Una scena surreale. Condita dalle dichiarazioni di Zelaya chiuso nel suo fortino: «So di essere in pericolo», ha detto il presidente, che ha anche spiegato di essersi rifugiato allambasciata brasiliana di Tegucigalpa «perché il Brasile è un esempio di democrazia». Ancora a una radio locale: «Chiedo a tutto il popolo di venire a Tegucigalpa perché siamo alloffensiva finale per la restituzione della presidenza».
Micheletti è salito al potere dopo il rovesciamento di Zelaya, di sinistra, costretto allesilio dopo un colpo di Stato avvenuto lo scorso 28 giugno.
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