«Nella realizzazione di Hotel Meina, prima affidata a Pasquale Squitieri, sorsero contrasti con la produttrice Ida Di Benedetto. Squitieri figura ancora nei titoli del film fra gli sceneggiatori, ma la sua sceneggiatura è stata molto cambiata. A questa conferenza stampa - non organizzata da me - Squitieri dunque non è stato invitato». Carlo Lizzani mi risponde così, circondato dalla vasta troupe, nella quale spicca la mancanza del primo artefice di questo film. Fosse successo a qualsiasi altro regista italiano, per qualsiasi altra ragione, ora stampa e tv parlerebbero di «lista nera» nei suoi confronti... A costare a Squitieri la regia, su sua sceneggiatura, di Hotel Meina è stato il dissenso degli eredi di Marco Nozza, autore del libro cui il film si ispira, tanto nella versione Squitieri, quanto nella versione Lizzani. Il «no» è motivato con le posizioni di Squitieri, che distinguono discriminazioni imposte dal Regno d'Italia agli ebrei dopo il 1938 dalle stragi e deportazioni sotto occupazione tedesca (la strage di Meina è del settembre 1943, prima anche che si costituisse la Repubblica sociale).
D'impostazione televisiva, il film di Lizzani ha il pregio di mostrare come la Svizzera lasciasse passare molti profughi e il difetto di qualche anacronismo: azioni partigiane anticipate di mesi e mesi rispetto alla realtà; il Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli con la dicitura «Consiglio regionale del Piemonte», dunque posteriore al 1970... Ma si lascia vedere ed è stato applaudito a lungo.
Il film cede solo nel finale, ridicolizzando l'ufficiale tedesco, figura tragica caso mai, per toglierli il fascino di chi ben l'interpreta: Benjamin Sadler. La giornata di Lizzani, rifondatore della Mostra, è stata completata dal documentario sulla sua lunga e bella carriera, Viaggio in corso di Francesca Del Sette.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.