I bond di Atene diventano spazzatura e i mercati crollano

Giudizio infimo di Standard & Poor’s sui titoli greci: junk, spazzatura. Il declassamento dei bond di Atene è arrivato nel pomeriggio, al culmine di una giornata drammatica sui mercati, messi alle corde dalla situazione economica della Grecia, dalle incertezze europee (leggi: tedesche) per un aiuto ormai ineluttabile, e dalle pressioni della speculazione. La crisi ha travolto i mercati di tutta Europa, che hanno perso 160 miliardi: la Borsa di Atene è andata sotto del 6%, seguita a ruota da Lisbona, meno 5,3% - il Portogallo è visto come la prima, eventuale, vittima del contagio, e S&P ha declassato ieri anche i suoi titoli da A+ ad A- - mentre tutte le altre piazze hanno accusato pesanti ribassi: Madrid, che fa i conti con la disoccupazione al 20%, ha perso il 4,19%, Milano il 3,1, Parigi il 3,82, Francoforte il 2,73%, Londra il 2,61%. Ad Atene è stato colpito in maniera particolare il comparto bancario, crollato del 10%. Pesante anche Wall Street, che ha ceduto l’1,9%. L’euro è sceso a 1,316 contro il dollaro, contro 1,338 di lunedì, il minimo da un anno a questa parte, mentre la febbre greca si misura sul termometro dei tassi: i titoli decennali emessi dal governo di Atene sono arrivati a un rendimento del 9,5%, quelli biennali hanno sfiorato il 19%. Alle stelle i Cds, i credit default swap che assicurano il debito della Grecia.
Una situazione insostenibile, resa esplicita fin dal mattino dalle dichiarazioni delle autorità greche, mentre ad Atene la giornata si è aperta con scioperi e proteste contro le misure di austerità e contro l’intervento del Fondo monetario internazionale e dell’Unione europea. Il ministro delle Finanze, Giorgio Papacostantinou, ha lanciato l’allarme, un autentico appello: è necessario che la Grecia riceva gli aiuti dell’Ue e Fmi entro il 19 maggio, data in cui scadono 9 miliardi di bond, perché il Paese, ha detto, «non è più in grado di finanziarsi sul mercato». Anche se in serata, forse per calmare i mercati in vista della riapertura di oggi, ha detto che le scadenze saranno rispettate «senza alcun dubbio». Lo stesso ministro ha indicato che il deficit del 2009, già rivisto al rialzo al 13,6% del Pil da Eurostat nei giorni scorsi, toccherà probabilmente il 14%. Il governatore della Banca centrale, Giorgio Provopoulos, ha confermato che la contrazione del prodotto interno lordo quest’anno supererà il previsto 2%, mentre il debito supererà il 120% del Pil e salirà nel 2014 al 130%. Per S&P la crescita segnerà zero nei prossimi cinque anni. Tuttavia, in serata, il ministero delle Finanze ha emesso una nota per dichiarare che il giudizio junk emesso dalla società di rating «non corrisponde ai dati reali dell’economia greca».
Gli occhi sono puntati sulla Germania, il Paese che, con la sua influenza, sta frenando sugli aiuti alla Grecia perché prossimo a una tornata elettorale in Nord Reno-Westfalia, considerato un test importante per la cancelliera Angela Merkel: ieri un sondaggio ha avvertito che la maggioranza dei tedeschi (il 57% del campione) è contraria a sostenere Atene e i politici si stanno muovendo di conseguenza. Tuttavia, la Merkel ha in corso una serie di incontri con i suoi ministri, e quello delle Finanze, Wolfgang Schaueble, ha assicurato che «la Germania non lascerà sola la Grecia». A Berlino si lavora «in maniera febbrile» a un provvedimento «per mantenere la stabilità nell’Unione monetaria», che dovrebbe essere votato dai Paesi dell’Eurozona il 10 maggio. Il calendario è stretto ma favorevole a una soluzione: i negoziati di Atene con Ue e Fmi è previsto che si chiudano il 2 maggio; il 6 e 7 maggio il Parlamento greco voterà un programma triennale di misure di austerità; il 9 maggio si voterà in Germania; il 10 dovrebbero riunirsi i 15 leader dell’Eurozona per sbloccare il prestito da 30 miliardi. Il tutto, con un buon margine sulla data cruciale, il 19 maggio, quando scadrà la prossima tranche di titoli greci. Anche gli altri Paesi europei si stanno attrezzando: il 4 maggio l’assemblea nazionale francese voterà sul contributo di 6,3 miliardi alla Grecia, mentre in Italia è già pronto il decreto per una cifra fino a 5,5 miliardi. Il piano complessivo di aiuti si annuncia di 45 miliardi, 30 messi a disposizione dell’Ue, 15 dal Fmi, che ieri ha però annunciato un possibile rialzo di ulteriori 10 miliardi.
Molti si chiedono se basteranno. Il vero nemico, la vera incognita, additata ieri da economisti e analisti, è la speculazione: «Siamo entrati in una fase di panico» osservava ieri un analista del Crédit Agricole, mentre un suo collega di Axa Investment managers andava oltre: «Il pericolo maggiore, ora, è che il mercato speculi contro ogni singolo Paese indebitato e questo potrebbe portare a una crisi del debito sovrano. Il rischio contagio è reale ed è più facile salvare una banca che un Paese». I Paesi a rischio, dopo la Grecia, sono Portogallo, Spagna e Irlanda.


Un contributo a tranquillizzare gli animi è venuto dal presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, secondo il quale un default della Grecia o di qualsiasi altro Paese dell’Eurozona «è fuori questione», come pure una sua uscita dall’euro.

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