Paolo Giovanelli
da Milano
Edf coopererà con il produttore di elettricità americano Constellation Energy per portare negli Stati Uniti la tecnologia francese delle centrali di nuova generazione Epr: la notizia, degli inizi di giugno, è passata quasi inosservata dopo che nel settembre scorso Constellation aveva creato una società in comune con la francese Areva, che produce centrali. Eppure ha del clamoroso, e per una serie di motivi. Innanzi tutto perché è tecnologia nucleare europea (francese innanzi tutto) che sta attraversando lAtlantico verso gli Stati Uniti. E poi perché segna una svolta (la cui importanza andrà verificata nei prossimi anni) nella battaglia «sotterranea» che si sta combattendo attorno al nucleare.
Paradossalmente, infatti, non sono i verdi i peggiori nemici delle centrali atomiche, ma è il mercato. E, ancor più paradossalmente, sono gli Stati Uniti. Secondo un importante esperto del settore, londata di centrali nucleari che sono state costruite nel dopo-guerra è stata possibile solo per il fatto che le società elettriche erano pubbliche e i costi della costruzione venivano sopportati dallo Stato. Oggi le privatizzate Enel, Edf, E.On devono rispondere a degli azionisti che non sono disposti a veder andare in rosso i bilanci per anni. La prima centrale francese Epr che sarà costruita si calcola potrà costare intorno a 4 miliardi di euro, le altre saranno più «accessibili» costando «solo» intorno ai tre. Il programma prevede di costruirne oltre una decina: un impegno finanziario imponente. E non a caso Edf sta cercando soci: finora ha trovato solo lEnel, che è interessata a rientrare nel settore. Ma cè un altro elemento, che è stato sottolineato da Le Monde ai tempi del collocamento Edf: lo smaltimento dei rifiuti nucleari e lo smantellamento delle centrali a «fine carriera» costerà altri miliardi di euro. Tanti. Chi li pagherà? Se sarà Edf (con i suoi alleati) questo inciderà pesantemente sui bilanci con scarsa soddisfazione degli azionisti. Se se ne farà carico lo Stato, passerà il vecchio e malsano principio che gli utili vanno ai privati e le perdite al pubblico, sottolineava il quotidiano francese.
Cè poi un altro aspetto, strategico. Oggi in Europa sono in concorrenza tre produttori di centrali: i francesi con Areva, i russi e i giapponesi che hanno recentemente acquistato Westinghouse. I russi hanno in mano lEst (e lEnel con lacquisto di Slovenske ha acquisito tecnologia russa), i francesi dovrebbero aggiudicarsi Paesi come Germania e Spagna (ma i due governi hanno grosse incertezze), gli inglesi, tanto per cambiare, fanno da soli e sceglieranno probabilmente Westinghouse. Tradotto significa che nessun produttore riuscirà a guadagnare vendendo centrali in Europa, perché nel Vecchio Continente cè spazio al massimo per uno.
E qui laccordo Edf-Constellation porta qualcosa di nuovo: se non cè abbastanza mercato in Europa, Edf va a cercarselo negli Usa per tentare di far quadrare i conti. Anche perché Constellation ed Edf sono ambedue membri del NuStart, creato nel 2004 da otto grandi produttori elettrici e due costruttori americani di centrali per favorire il rilancio del nucleare entro un decennio. Per il gruppo francese, se non verrà fermato dal governo americano interessato a difendere le proprie tecnologie, potrebbero aprirsi prospettive veramente interessanti.
Ma il ruolo di Washington è ben più importante di un semplice «difensore» del proprio mercato.
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