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I dipietristi a Prodi: lascia lavorare Chiti

Fini: attendo l’invito del premier. Pisanu: si vuole favorire il referendum di Parisi

da Roma

Mentre il premier aggiunge altra carne al fuoco della riforma elettorale, il ministro competente appare sempre più delegittimato e condannato a girare a vuoto, con le forze politiche di maggioranza e d’opposizione che aspettano. L’istantanea della situazione è data dallo stesso titolare per le Riforme Vannino Chiti, notoriamente l’uomo più calmo e disponibile, che dovendo ieri rispondere al question time della Camera è schizzato via nervosissimo e senza nemmeno salutare i giornalisti che lo aspettavano.
La novità è che dopo il gran clamore di martedì, non s’è più mossa una foglia. Anche l’apertura di Romano Prodi alle quote rosa è un atto dovuto, sgorga infatti dal messaggio inviato a Barbara Pollastrini, ministra per le Pari opportunità, per la festa dell’8 marzo. È «un’attenzione non più rinviabile», scrive il premier, quella di assicurare «lo spazio reale che merita la presenza delle donne nei luoghi dove si decide». Ma poiché regna la totale incertezza sul modello elettorale da raggiungere, non è l’unica idea di contorno che avanza: Giovanna Melandri propone di abbassare a 18 anni la soglia d’ingresso a Montecitorio; e Antonio Di Pietro, tuonando «no a un plotone di persone condannate in Parlamento», propone di escludere dalle liste elettorali chi ha una condanna definitiva.
Chiti ieri è stato a colloquio per un’ora con Piero Fassino, al Botteghino, cercando appoggio dal suo segretario e per concordare una strategia comune; e a sera, il ministro è andato per un faccia a faccia col premier. Anche il segretario dei Ds aspetta una convocazione da Prodi, pur se da Palazzo Chigi non sono ancora partiti inviti. Il portavoce Silvio Sircana assicura che il premier «andrà avanti», e smentisce i malumori: «Non mi risulta nessuna freddezza nell’Unione». Però anche da Italia dei valori, sale l’invito a Prodi di «lasciare il compito a Chiti», mentre a scanso di sorprese Nello Formisano andrà oggi al «tavolo» convocato da Roberto Calderoli contro il referendum. Perché si va diffondendo il timore che l’intervento di Prodi affossi il lavoro di Chiti, favorendo il referendum nel quale è impegnato il suo fedelissimo Arturo Parisi.
Dall’opposizione, lo dice esplicitamente Beppe Pisanu, interrogandosi su Prodi che «si è messo in mezzo così bruscamente», sovrapponendosi al Quirinale e «sconfessando il suo ministro»; la risposta non è sibillina: «Forse vuole fare “ammuina” e prendere tempo, in attesa del referendum».

Anche Rocco Buttiglione, si domanda se l’intervento di Prodi «miri non a fare la nuova legge elettorale, ma piuttosto a fare il referendum». E Gianfranco Fini, che nega di aver ricevuto un qualche invito, ironizza: «Ma lì deve esserci un problema di posta, perché non si sa bene se il postino sia Prodi o Chiti».

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