Tra i due rivali la frattura è ormai consumata. Il sarcasmo dell’ex fedelissimo: dopo la novità sul Corano, vogliamo ancora entrare nel Ppe o puntiamo al Pse? Fini licenzia Storace dall’esecutivo di An Il leader scrive all’ex governatore del Lazio: s

Il segretario affida la controreplica a un comunicato e l’avversario attacca anche l’ufficio stampa del partito

Fabrizio de Feo

da Roma

Il duello al sole tra Gianfranco Fini e Francesco Storace si arricchisce ogni giorno di nuove puntate. Dopo la pubblica richiesta di dimissioni avanzata dall’ex governatore del Lazio la scorsa settimana (gesto fragoroso che ha rotto il patto storico del gruppo fondatore di An con il leader), il presidente del partito fa scattare una dura contromossa. Con una lettera recapitata lunedì scorso all’avversario - sette scarne righe che vanno dritte al punto - Fini comunica che «in considerazione delle frequenti assenze alle riunioni e alla luce della sopravvenuta rottura del rapporto fiduciario» Storace viene estromesso dall’esecutivo del partito.
La risposta, sempre vergata su carta, non si fa attendere. Storace, a distanza di due giorni, risponde al leader di An e, con i consueti toni diretti, imputa a Fini «una chiara volontà di rottura». «Caro Gianfranco, ho ricevuto la Tua lettera dello scorso 13 novembre. Decidi - comunicandomelo per iscritto - di estromettermi dall’esecutivo. Credo che finalmente la si pensi allo stesso modo. In effetti non ha senso restare in un organo inutile se non a dire ogni volta che si è d’accordo con il presidente. Salvo poi veder spifferare ai giornali una qualunque perplessità, come accadde in occasione della mia ultima partecipazione ai lavori dell’esecutivo». Storace contesta a Fini la linea di basso profilo tenuta in aula nel giorno dell’approvazione dell’indulto e «la libertà di coscienza concessa ai parlamentari su un caso così politicamente rilevante». Invita il numero uno di Via della Scrofa «ad occuparsi delle gravissime assenze che ci sono in ogni seduta al Senato». «Ovviamente» continua Storace «mi spiace la lesione del rapporto di fiducia, espressione indicatrice di una chiara volontà di rottura, che a me pare determinata solo dalla mia pubblica richiesta del rispetto della scadenza statutaria che impone la celebrazione del congresso. Credo però che ci debbano essere delle conseguenze politiche: è evidente che si crea una minoranza e questa deve essere certificata da un nuovo congresso».
Chiuse le «ostilità letterarie», il caso si riapre ancora. Storace, infatti, ieri mattina apre il sito Internet del partito e scopre che il suo nome è stato eliminato dall’elenco dei membri dell’esecutivo. È la scintilla per un nuovo attacco. «Fini è per il Corano a scuola ma tratta da clandestino chi dissente» esordisce. «Vorrei capire se, dopo la novità del Corano, l’approdo vagheggiato per An è ancora il Ppe o si estenderà al Pse. C’è un problema di democrazia in questo partito». Fini inizialmente tace. Poi, passata qualche ora, affida a una nota ufficiale la replica. «Dispiace che il senatore Storace cerchi la polemica a ogni costo. L’esecutivo del partito è un organo fiduciario nominato dal presidente e le reiterate posizioni politiche di dissenso del senatore Storace dimostrano inequivocabilmente il venir meno del rapporto fiduciario. Il senatore, inoltre - continua la nota - sa che Fini gli ha comunicato personalmente e per iscritto le ragioni del venir meno delle condizioni che avevano portato alla sua nomina nell’esecutivo del partito».
La querelle, però, non è conclusa. Storace, infatti, si prende la replica finale. «L’ufficio stampa di An probabilmente non è informato che Fini mi ha scritto, peraltro senza alcuna comunicazione personale di tipo verbale, e che io gli ho risposto, concludendo la mia circostanziata lettera con una richiesta di incontro. La risposta è venuta dal sito Internet del partito. La sostanza è che non si ha più la fiducia di Fini perché se ne critica la linea. Roba da manuale della democrazia». Una posizione critica che - sul piano delle scelte politiche - viene ripresa da uno storaciano di ferro come Carmelo Briguglio. «C’è un filo rosso che lega le posizioni di Fini, dal referendum sulla fecondazione al voto agli immigrati fino al giudizio negativo sul film di Martinelli e oggi all’insegnamento del Corano. Si sentono influenze di modelli laico-repubblicani d’Oltralpe e di voghe relativiste che in Europa fanno molto politically correct. Queste tesi snaturano la percezione che della destra hanno gli elettori. Un congresso servirebbe ad aprire una grande discussione anche su questo». L’ultimo atto si celebra in serata.

Gianfranco Fini si reca al cinema Capranichetta per la presentazione del libro di Fabio Torriero La destra che verrà. I cronisti gli chiedono un commento sulle polemiche di giornata. E Fini taglia corto: «C’è un comunicato stampa».

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